Christina Green aveva nove anni quando, nella sparatoria di Tucson, un colpo di pistola, sparato da uno squilibrato, le ha tolto il respiro e i sogni.

Christina è morta in uno Stato dove la maggior parte degli abitanti continua a non vedere alcuna attinenza tra il possesso facile e indiscriminato di armi, ed episodi come questo. Li chiamano, infatti, “fatalità” e per convincersene, il giorno dopo, vanno a comprarsi una Glock nuova di zecca da mettere in borsetta con il rossetto o nel cruscotto della macchina. Peccato che il più comodo cinturone, con tanto di fondina sia passato di moda. Christina Green è stata, giustamente, commemorata da un intero Paese che si è mostrato “prostrato” di fronte a quella giovane vita brutalmente e irrimediabilmente offesa.

Brisenia Flores aveva nove anni, quando una donna non squilibrata, Shawna Forde le ha sparato a bruciapelo, dopo aver fatto fuoco sui suoi genitori, perché per lei rappresentava un pericolo di cui sbarazzarsi: era un’immigrata. Shwana Forde, attivista di un gruppo di vigilantes contro gli immigrati clandestini, molto attivo in Arizona, sulla zona di confine, in una notte del 2009, era entrata, con altri due “signori dabbene”, senza alcun permesso, nell’abitazione dei Flores, cercando una presunta partita di droga mai ritrovata, e prima di andarsene aveva sparato a bruciapelo uccidendo Raul Flores, padre di Brisenia. Dopo era toccato alla madre che, però, sebbene fertita gravemente, si era finta morta per salvarsi. A quel punto, la piccola Brisenia aveva implorato Shawna di non ucciderla, prima di essere messa a tacere da due colpi di pistola alla tempia.

Nessuno (o quasi) ha parlato di Brisenia. Nemmeno nella morte due bambine di nove anni, in Arizona, hanno diritto allo stesso rispetto e dolore. Fino a ieri, quando la notizia del processo, in cui la Forde è stata giudicata colpevole (l’entità della pena si saprà giovedì) è stata ripresa da alcuni organi di stampa che hanno mostrato, fra l’altro, la foto della Forde, altera e glaciale. Come un killer deve saper essere.

Christina e Brisenia avevano nove anni. Non sono morte di leucemia o per un incidente d’auto. Sono state uccise da una pistola, il cui grilletto è stato premuto una volta dalla pazzia e una volta dall’odio più volgare contro l’umanità. In uno Stato dove “ovviamente” si è contrari all’aborto, contrari alla riforma sanitaria e favorevoli alla pena di morte. Quella che ora, probabilmente, toglierà la vita anche alla stessa Forde.

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