“Impegno me e il mio partito a portare avanti il processo federalista, dialogando con la Lega. Quali che siano gli sviluppi politici. Guardiamo oltre Berlusconi ma salviamo la prospettiva autonomista”. Non è la prima volta che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, apre alla riforma bandiera del Carroccio. Già tre settimane fa, prima del voto in commissione Bicamerale sul federalismo municipale, aveva garantito la propria disponibilità alla Lega. A condizione che però lasciasse il governo Berlusconi. Umberto Bossi preferì fidarsi del premier e andare avanti garantendo il sostegno all’esecutivo. Oggi Bersani riformula la proposta e lo fa non tramite agenzie di stampa o comunicati, ma con un’intervista al quotidiano leghista La Padania. Un’insolita accoglienza che rappresenta un evidente messaggio rivolto al premier: il senatùr sta prendendo in considerazione la disponibilità del Pd. Implicitamente, quindi, Bossi è disposto a staccare la spina all’esecutivo di Silvio Berlusconi.

“L’intervista a Bersani è stata accettata e approvata dallo stato maggiore del Carroccio”, rivela uno dei ministri leghisti. “Tanto che ne abbiamo discusso anche ieri in via Bellerio, ma certo bisognerà attendere eventuali sviluppi” sul fronte giudiziario. Tradotto: la decisione del gip di accogliere il rito immediato a carico di Silvio Berlusconi per il caso Ruby. E la pronuncia è arrivata: il premier sarà giudicato il sei aprile. Lo stato maggiore del Carroccio ha dunque deciso di sfilarsi dall’esecutivo ma intende incamerare il federalismo in vista di possibile elezioni anticipate. Eventualità prospettata chiaramente per la prima volta dallo stesso Capo dello Stato pochi giorni fa. Così il “foglio verde” ospita l’intervista di Bersani e lo fa per tastare il polso alla base, che da tempo chiede a Bossi di mollare Berlusconi, e vedere come reagisce di fronte alla possibilità di farsi sostenere dai “comunisti” per portare a casa il federalismo.

Nel lungo colloquio con il quotidiano leghista, Bersani parla di un “patto tra forze popolari” per cambiare l’Italia. “Intendo prendere anche personalmente un impegno -spiega il leader del Pd – penso che sia oggi la Lega a tenere attaccata la spina di Berlusconi, ma presto o tardi si arriverà al dunque e il processo federalista va preservato, è una riforma storica, epocale per la democrazia italiana. Credo che da sempre, pur da posizioni diverse e anche alternative, ci siano due vere forze autonomiste in questo paese: il Pd e la Lega”, sottolinea Bersani. E sul federalismo spiega ancora: “Discuteremo, certo, ma noi ci crediamo . Siamo gli unici a crederci, con voi”, rimarca rivolgendosi al Carroccio, “lo vogliamo, a nostro modo ma lo vogliamo”, perché “il federalismo cambia l’Italia: non può dipendere dal caso Ruby”.

Perciò, conclude Bersani, “se dico a nome mio e del Pd che noi il federalismo non molliamo, è perché so di poterlo dire, ne sono sicuro. La Lega ci rifletta e ci chieda pure, giustamente, cosa succede dopo, con uno scenario diverso, pur nelle reciproche distinzioni. Ma non si può andare avanti così”.

Fin qui la parte utile a far digerire l’intervista alla base leghista. Ma Bersani cerca di arginare eventuali critiche che potrebbero arrivare dall’elettorato del Pd. Così non dimentica di bacchettare, seppur velatamente, il Carroccio. “Non ho bisogno che qualcuno mi spieghi che la Lega non è razzista: lo so da me. Però dire ‘ciascuno a casa sua’ non fa i conti con il mondo moderno”. Una prova di equilibrismo complessa, evidente in altri passaggi. In particolare uno, quello sulla natura della Padania. “Non è una nazione o un popolo – dice Bersani – è un sistema di relazioni. Nei primi anni Ottanta, proprio da presidente dell’Emilia Romagna, dicevo: se a Piacenza serve un’università, non la faccio fare da Bologna ma da Milano”. Quindi, conclude: “Per affermare l’identità non è necessario chiudersi. Pensavo e penso che l’Emilia Romagna debba sviluppare potenzialità e relazioni con le regioni vicine. Chiamiamolo Nord. Volete chiamarla Padania? Come preferite”.

A conferma che la linea espressa da Bersani è condivisa, sono arrivati i commenti dei capigruppo al Senato e alla Camera, Anna Finocchiaro e Dario Franceschini. Per una volta dunque i vertici del Partito Democratico si mostrano compatti. “La Lega e tutti sanno che senza Berlusconi, in un quadro politico diverso, un reale federalismo può essere possibile”, ha detto Finocchiaro. Concetto poi ribadito da Franceschini: “Di fronte a un quadro politico diverso, senza Berlusconi, potrebbe diventare possibile, con posizioni chiare, anche collaborare sul federalismo”.

La proposta riceve anche il beneplacido di Antonio Di Pietro. “Quella avanzata da Bersani è una proposta di coalizione, che quindi condividiamo”, ha detto il leader dell’Idv. “Italia dei valori, a suo tempo, aveva votato la legge quadro sul federalismo. Contiamo sul fatto che il federalismo si possa fare in modo utile ai cittadini e ai territori. Calderoli sta svendendo il federalismo e invece il nostro appello è a superare gli schematismi di contrapposizione e trovare le condizioni per un sano e buon federalismo”.

Ovviamente il Pdl non è rimasto fuori dalla polemica. Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi si sono scagliati contro Bersani “che le prova tutte pur di rovesciare il quadro politico”, secondo il capogruppo alla Camera. Mentre per il ministro della Cultura la sinistra “ha solo posizioni strumentali”.

Il decreto sul federalismo fiscale municipale arriverà in aula del Senato la prossima settimana. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Palazo Madama. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli farà le sue comunicazioni martedì e il dibattito proseguirà anche il giorno successivo. L’esame si dovrebbe concludere con un voto, ha spiegato il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri.

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