Dal 27 gennaio al 2 febbraio 2011. Cinque giorni che hanno ucciso un sogno nato nel 1968, in incubatrice fino al 1974, adolescente nel 1989 e da allora sempre più importante. Un sogno anche mio su cui ho messo le mani la prima volta 28 anni fa, era il 1983.

Dal 1968 l’abbiamo vista crescere. Prima silenziosamente, di nascosto. Poi, una volta diventata famosa, in modo esponenziale, inarrestabile. Nessuno lo aveva previsto. Non ci credeva nessuno. La Rete era l’idea, la visione di un accademico trasformata in realtà. Dissero che era un progetto militare. Falso. La storia è diversa. Per la prima volta un sistema complesso esisteva grazie a standard e decisione prese de facto, dall’intera comunità di utenti in una nuova forma di struttura decisionale, invece che de jure da pochi eletti.

Cercarono di metterla sotto controllo. Hanno provato a regolarla, a costringerla. Non ci sono riusciti per 43 anni.

Ci abbiamo creduto. Abbiamo alimentato la speranza che potesse essere lo strumento che avrebbe consentito nuove forme di democrazia, ridotto ed eliminato le disuguaglianze, l’isolamento geografico o politico. In molti erano sicuri che non ci fosse modo per spegnerla. Falso. La si può spegnere.

Ci sono riusciti il Nepal nel 2005 e la Birmania nel 2007. C’è riuscito Mubarak. Non è una cosa semplice da fare. Non c’è un pulsante da premere, magari rosso, per scollegare un paese dalla Rete. Non ancora almeno… Le cose sono più complicate. Occorre ordinare agli operatori locali di chiudere le porte alla rete in loro possesso. In Egitto ce ne sono diversi, di provider: VodafoneRaya, Link Egypt, Telecom Egypt, Etisalat Misr,  internetEgypt,  NoorGroup, Yalla Online e altri ancora: in tutto sono 18. Ovvio che la cosa è particolarmente facile se il governo locale non è propriamente democratico.

Il modo più elegante è intimare ai providers di modificare in modo opportuno le tabelle di routing dei loro nodi per bloccare il traffico verso i siti non graditi: social network, leggi Twetter e Facebook; i motori di ricerca, Google in primo luogo; per finire poi con qualunque altro sito. Strategia della rana bollita: mettere la rana in acqua fredda, lei nuoterà felice. Accendere il fuoco. Nell’acqua tiepida la rana è ancora più felice. Quando comincia a bollire, la rana è cotta. Felice. Non si è accorta di nulla. Comunque, se ci fosse qualcuno che vuole giocare a fare l’eroe, c’è sempre la possibilità di staccargli la corrente. I computer senza elettricità si spengono. Mossa però troppo brutale. I nodi della rete sono, oltre che di accesso, anche di transito dati. Non conviene spegnerli del tutto.

L’Egitto ha spento la sua rete e con essa il sogno che fosse intoccabile, indistruttibile, non controllabile.

Domanda per superare l’angoscia: la si può spegnere del tutto? Gli esperti, mai una volta che vengano toccati dal benché minimo dubbio, dichiarano che è impossibile. La rete, dicono, è come l’idra. Tagli una testa, un collegamento e vengono generati altri rami della rete per ricollegare i nodi isolati. Se rompi la rete, tagliando via una serie di nodi in modo tale da dividerla in due pezzi, ogni pezzo continuerà a funzionare.

Sempre vero? Se gli Usa decidono di chiudere la loro rete, possono farlo? Con che conseguenze a scala globale? Impossibile, diranno altri esperti. Gli Usa non fanno cose del genere. Peccato però che nei giorni scorsi il Dipartimento di Stato ha bloccato un certo numero di siti che offrivano la possibilità di assistere in streaming al SuperBowl. Lo hanno fatto, affermano gli esperti legali, perché si sono avvalsi delle leggi e regolamenti sul diritto di autore. In cosa consiste l’opera di ingegno, quella che caratterizza l’opera di uno scrittore ad esempio, in un partita di Superbowl, non è per nulla chiaro.

Dunque in Usa chiudere dei siti si può fare ed è stato fatto. Mai sentito parlare di Joseph Lieberman, Susan Collins e Tom Carter e della loro brillante proposta di legge: “Protecting Cyberspace as a National Asset Act”, conosciuta ai più con il sarcastico soprannome di “Kill Switch bill”? I Kill Switch sono quegli interruttori caratterizzati da un grosso bottone rosso che, con una manata, in caso di emergenza, bloccano un dispositivo. Avete in mente il tapis roulant in palestra? Ecco, uguale. Bill in inglese vuol dire legge, ma è anche l’abbreviazione del nome William e ricorda il film Kill Bill. Quello con la fanciulla molto arrabbiata con spadone micidiale.

Insomma Lieberman, senatore del Connecticut, indipendente; Collins, senatrice repubblicana del Maine; e Carter senatore anche lui ma del Delaware e democratico, hanno proposto una legge per dare al presidente degli Stati Uniti il potere su Internet. In caso di emergenza, di massiccio attacco informatico o episodi di cyberguerra, ai provider, motori di ricerca, aziende informatiche, operatori nel settore industriale delle Telecomunicazioni/Informatica/Internet può essere ordinata qualsiasi cosa nell’interesse del paese. Anche di chiudere tutto premendo il famigerato bottone rosso. Naturalmente, una volta che i media si sono occupati della questione – negli Usa i media funzionano piuttosto bene – l’ottimo senatore indipendente ha dichiarato che no, non era vero nulla, non si danno eccesivi poteri al presidente, non ci sono bottoni rossi anti panico. Leggetevi il comma 249 della suddetta legge e decidete voi.

Due osservazioni ancora sulla crisi in Egitto e il mondo delle reti.  La prima è che la Vodafone ha accusato il governo egiziano di avere abusivamente usato la sua rete di telefonia cellulare per inviare nugoli di Sms a maggior gloria e onore del governo stesso. La seconda è che l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con sede a Parigi, ha stimato in 13 milioni di euro al giorno, ovvero in 65 milioni di euro in totale, il costo per l’economia egiziana del fermo-rete. Per non parlare dei danni a lungo termine. Quale investitore andrà ad allocare le sue risorse in un paese che blocca le telecomunicazioni?

Vuoi vedere che alla fine della storia, chi terrà la rete aperta sempre e comunque sarà sempre il solito, maltrattato e vituperato Dio denaro?

Ringrazio sentitamente la Rete, i siti e tutti coloro a cui ho rapinato commenti e informazioni, in particolare Federico Cella, per redigere questo banale commento.

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