vignetta di arnaldIn Italia essere giovani in tempo di crisi e deflazione economica è un delitto. L’Istat ci mette nero su bianco che il 29% dei giovani è disoccupato. Sei reo di meritarti l’esclusione da un mercato del lavoro sempre più preda di se stesso e continuamente sottoposto a crescente precarizzazione.

Se hai dai 16 a 24 anni lo studio è l’unica possibilità di scamparla. La ricerca di un impiego è un’epopea senza fine non augurabile a nessuno. Devi essere: competente, flessibile, capace, giovane ma esperto con almeno due o tre anni maturati nel ruolo del profilo richiesto, di bella presenza (che vuol dire lampadato e traslucido o reggiseno a balconcino e sopracciglia “curate”), bilingue, con competenze informatiche anche quando non ti servono a nulla, disposto ad essere sottopagato, devi accettare qualsiasi condizione perché come te ci sono tanti altri e, infine, devi ritenerti fortunato se vieni unto come “prescelto” nel caso la tua candidatura fosse considerata tra le papabili.

Con il mito della mobilità smentito dall’esperienza e della precarietà scambiata per la flessibilità, se trovi un’occupazione decente ti attacchi a “cozza”. Se hai l’opportunità di cambiare, suggerisci subito ad un conoscente o ad un amico il posto. Il bene più prezioso finisce per essere ancora il contatto giusto, l’informazione chiave ricevuta al momento propizio. Solo se sei nella giusta cogiuntura puoi arrivare al lavoro dei “sogni” e cioè: pagato degnamente, minimamente garantito – se non dalla tipologia contrattuale quantomeno dal giro di lavoro costante che l’azienda è in grado di riservare -, con un orario non totalizzante, in un ambiente stimolante ma non invasivo…

Alle agenzie interinali non ti puoi affidare perché sei praticamente certo che ti rifileranno banali storie di assunzioni mancate e di ricatti quotidiani, tanto per gradire. Le aziende che invece si rivolgono ai “macelli dell’occupazione” sono preventivamente disposte all’utilizzo della risorsa umana in direzione “spremitura”. Benché le aziende rappresentino un’opzione da vagliare tra le mille strade per arrivare alle leggendarie porte del lavoro, capita che: il database sia intasato da curricula, ci siano code chilometriche per colloqui conoscitivi improbabili, che ricerchino personale esperto già ingranato (avvezzo alle grane?). Ti chiamano a distanza di mesi, nella migliore delle ipotesi, per un eventuale altro colloquio. Il fatto è che non tutti possono permettersi il lusso di aspettare.

Praticamente il job searching è un lavoro. E’ diventato lo sport nazionale a pari merito del calcio, solo un filo più frustrante. Tu sei il giocatore e il mercato è il tuo campo, l’unica dimensione in cui ti sia dato muoverti. Le regole le conosci. Sei nelle fasce a rischio per preparazione, età, insufficienza di qualifiche o troppe qualifiche? E’ un tuo problema bellezza! Se ti serve lavororare, hai una famiglia da mantenere, un affitto da pagare o un mutuo non ci sono alternative: o sali sulla giostra e ringrazi o pazienti e ti specializzi nel ruolo di cercatore (peccato non si tratti di una partita di quiddicht!). La terza via c’è, esiste, ed è quella della lotta verso uno sciopero precario generalizzato per la conquista di un welfare metropolitano. Voi che dite? Come Elio cantate felici che il pene vi dà il pane? O aspettate una magia di Harry Potter? No, perché qui abbiamo a che fare con Gollum!

Vignetta di Arnald, diversamenteoccupati.it

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