Mentre i figli e la moglie di Mubarak scappano a Londra il paese è in mano ai manifestanti. Dopo una giornata di fortissimi scontri di piazza, con la polizia che spara sulla folla, il clima comincia ad alleggerirsi con le dimissioni del governo. Ma le proteste non si placano. Anche se in alcuni punti della città manifestanti e soldati smettono di scontrarsi e si uniscono, molti i cittadini che pacificamente salgono sui carri armati schierati dall’esercito in mattinata a presidiare piazza Tahrir, divenuta simbolo della “rivoluzione del 25 gennaio”.

Simbolo della giornata rimarrà invece la fuga dei familiari di Mubarak. Il figlio del presidente egiziano, Jamal, era considerato candidato alla successione al potere. Già tre giorni fa la rivista online araba Akhbar al-Arab, edita negli Stati Uniti, aveva parlato di una sua fuga a Londra con la moglie e la figlia. Secondo il sito, Mubarak Jr. sarebbe partito senza alcuna protezione da parte della sicurezza alla volta della Gran Bretagna, a bordo di un jet privato dall’aeroporto della zona ovest del Cairo. La famiglia avrebbe caricato a bordo dell’aereo 97 valige. Poco dopo la diffusione di questa notizia, fonti del governo egiziano si erano affrettate a smentirla.

Alle spalle hanno lasciato uno stato lacerato, con almeno cento morti in cinque giorni di proteste. Un bilancio destinato a crescere ma le informazioni che arrivano sono incomplete e frammentarie. Ieri le autorità hanno sospeso i servizi telefonici e di internet, ripresi solo parzialmente stamani i servizi di telefonia mobile.

Al Cairo la polizia ha tentato di evitare l’afflusso dei manifestanti nella piazza principale sparando e poi occupando le strade con i carri armati. Ma le proteste contro Mubarak non si sono mai placate. Ieri dal Cairo la rivolta si è estesa in tutto il Paese. Il bilancio provvisorio è di oltre mille feriti, più di 400 gli arrestati. L’esponente dell’opposizione el Baradei è stato messo agli arresti domiciliari per alcune ore e  la Casa Bianca ha invitato le autorità a rispettare la libertà di espressione. Inascoltata. Appena due reti telefoniche mobili sono state ripristinate a intermittenza.

Intanto migliaia di manifestanti sono tornati in piazza questa mattina nel centro del Cairo per scandire slogan contro il presidente Hosni Mubarak.”Vattene, Vattene”, ha urlato la folla all’indomani del discorso del Rais che ha promesso riforme e un nuovo governo per placare le proteste dilagate in tutto il Paese. I manifestanti si sono radunati in piazza Tahrir, l’epicentro di quella che è stata ribattezzata la Rivoluzione del 25 gennaio, presidiata da centinaia di soldati e poliziotti. “Pacifici, pacifici”, hanno scandito per rimarcare che la protesta contro il Rais al potere dal 1981 non vuole essere violenta. Ma ci sono stati momenti di tensione, con alcuni poliziotti che hanno sparato, non è chiaro se con proiettili di gomma o munizioni vere.

Gli agenti erano affiancati dai militari che su ordine di Mubarak presidiano le strade principali. Intanto le reti di due gestori di telefonia mobile hanno ripreso a funzionare al Cairo, dopo il totale blackout di ieri ordinato dal governo egiziano, anche se resta impossibile inviare sms. Nella capitale continuano a essere sospesi tutti i servizi Internet. Alle 6 ora italiana è finito il coprifuoco al Cairo, a Suez e ad Alessandra d’Egitto, le tre città teatro degli scontri più violenti nei giorni scorsi. C’e’ stata notizia di alcuni saccheggi nei supermercati e persino il tentativo di assaltare il museo Egizio. La giornata è stata contraddistinta da forti e violenti scontri ovunque, placati in parte solo con le dimissioni ufficiali del governo. Dimissioni però a cui non ha fatto ancora seguito un nuovo esecutivo.

E i primi nomi comunicati già fanno gridare al “potere in mano all’esercito”. Vicepresidente, infatti, è stato nominato il capo dei servizi segrenti. Mentre il ministro dell’aviazione civile, Ahmed Shafik, è stato incaricato dal presidente Hosni Mubarak di formare il nuovo governo.

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