Pietrogino Pezzano, direttore generale dell'Asl 1 di Milano

Amico dei boss della ‘ndrangheta, ma anche direttore generale dell’Asl 1 di Milano, la più grande d’Italia. La vicenda di Pietrogino Pezzano è ormai nota. Lui rappresenta l’ennesimo cortocircuito lombardo che aggancia gli interessi mafiosi al mondo della politica. Nominato il 23 dicembre scorso, su Pezzano pesa anche una mozione di sfiducia firmata dalle opposizioni. Mozione che il 18 gennaio scorso è stata votata e regolarmente respinta per soli tre voti. In quel giorno mancavano tre consiglieri. Erano tutti dell’Udc. Nelle settimane precedenti i sindaci delle zone di competenza dell’Asl 1 avevano alzato la voce, puntando i piedi: “Quella nomina non ci rappresenta”. Cittadini in piazza e un’associazione, Sos racket e usura di Frediano Manzi, compongono il contorno alla polemica politica. Niente da fare, Pezzano resta in sella. La sua è una poltrona blindata dallo stesso governatore Roberto Formigoni che il 23 dicembre, giorno delle nomine, entra in giunta, squaderna un foglietto, legge i prescelti e se ne va. Bastano pochi secondi.

La vicenda però si arricchisce di un altro particolare. Il giorno prima della mozione di sfiducia in ambienti Pdl inizia a girare una mail. Nulla di particolarmente segreto. Si tratta di una lettera aperta dei sindaci brianzoli a favore di Pezzano. Il contenuto compare anche sul sito de Il Giornale. Il messaggio risulta inviato dalla segreteria dell’assessore regionale Massimo Buscemi (non indagato), passato alle cronache per una maxi cena elettorale (regionali del 2010) negli spazi della Fiera: quasi 7mila invitati tra cui Lele Mora, Paolo Berlusconi e Giovanni Rana che per l’occasione offrì piatti a base di tortellini. La mail viene inviata per conoscenza anche a Domenico Pacicca, calabrese di Stilo, della segreteria politica di Buscemi.

I sindaci del Popolo della libertà  sostengono che la vera colpa di Pezzano è “quella di essere nato a Palizzi, provincia di Reggio Calabria, vivere in Brianza e non nella rossissima Reggio Emilia”. Nessun riferimento agli incontri, filmati dai carabinieri di Monza, con il boss di Desio Saverio Moscato. Il documento prosegue: “Pezzano per anni ha gestito i miliardi di euro di ospedali e Asl in Brianza”. Un dato che sconcerta alla luce delle sue pericolose amicizie. Dopodiché si sottolinea che il direttore dell’Asl 1 “non è indagato dalla magistratura, non ha condanne e nessun processo in sospeso”.

In questo ultimo passaggio c’è però, almeno, un errore. Un errore grave e che potrebbe far saltare la nomina del dirigente calabrese. Il tutto sta scritto nero su bianco nel suo casellario giudiziario che registra una condanna in secondo grado per lesioni continuate e aggravate emessa dalla Corte d’appello del tribunale di Messina. Condanna (poi sospesa) a otto mesi di carcere. Si tratta di un episodio che risale al 14 maggio 1971. In quel periodo Pezzano studia Medicina e Chirurgia all’università di Messina. L’ateneo è nel mirino della rivolta. In città infuria la prima guerra di mafia. Gli estremisti di destra si alleano con uomini della ‘ndrangheta. Si registrano decine di azioni punitive. Questo il contesto, non il movente del fatto che coinvolge Pezzano.

Il particolare della mail, così, apre nuovi scenari. Ad esempio i rapporti tra uomini della ‘ndrangheta è la segreteria dell’assessore regionale Massimo Buscemi (ribadiamo: non indagato), la stessa da cui parte la mail di sostegno a Pezzano. Il particolare emerge dall’informativa dei carabinieri di Monza che registrano alcune telefonate e mail tra tale “Francesca della segreteria di Buscemi” e Orlando Attilio Vetrano il cui nome viene associato dagli investigatori a quello del boss Vincenzo Mandalari. Siamo nell’aprile 2009 e Vetrano lavora per l’azienda pubblica Ianomi. Scrive il procuratore Ilda Boccassini: “Vetrano piega le funzioni del proprio incarico agli interessi della ‘ndrina”. Vetrano partecipa a diversi summit di mafia. Anche se il punto decisivo resta la riconoscenza nei confronti di Mandalari che grazie ai suoi contatti politici lo ha fatto assumere. Dunque, scrivono i magistrati: “Vetrano costituisce una risorsa, che viene spesa procurando lavori agli affiliati”. Questo il pedigree del personaggio che contatta direttamente la segreteria di Buscemi. Oggetto della telefonata la partecipazione dell’assessore a un convegno organizzato dalla Ianomi.

Ecco, solo alcuni dei fatti semplicemente messi in fila. E tra questi compare anche il nome di Mimmo Pacicca (totalmente estraneo all’inchiesta di luglio e non indagato), oggi in squadra con Buscemi, in passato già vicino a Massimo Ponzoni, ma soprattutto a Domenico Pisani, calabrese di Stilo, professione: venditore di auto. L’importante compaesano in curriculum mette un assessorato regionale e ora una poltrona da consigliere provinciale in Brianza. Il nome di Pisani compare in alcune informative dei Ros di Milano. Il politico, che non risulta indagato, nel 1994 fonda il primo club di Forza Italia a Monza. Quattro anni dopo diventa coordinatore provinciale del partito di Berlusconi. Nel 2000 entra in Regione. Eletto consigliere viene nominato da Formigoni assessore con delega a Giovani, Sport e Pari opportunità. Quindi, nel 2009, cambia casacca (da Forza Italia all’Udc) ed entra in provincia.

Il 3 settembre 2009, Pisani viene fotografato assieme all’ex assessore della Provincia di Milano (quella capitanata dal democratico Filippo Penati) Antonio Oliverio. Si trovano nel parcheggio dell’autosalone di Pisani a Vedano al Lambro. Con loro anche a Ivano Perego, titolare di una holding nel campo delle costruzioni, arrestato il 13 luglio scorso per associazione mafiosa. Dentro all’inchiesta Infinito ci finisce anche Antonio Oliverio per i suoi rapporti con il boss della ‘ndrangheta Salvatore Strangio. E del resto Oliverio, che fuori dalla politica, si occupa di rifiuti, è anche in ottimi rapporti con la cosca Valle, egemone nel pavese. Per loro, il politico si spende in favore di Leonardo Valle candidato (poi bocciato) alle comunali di Cologno Monzese nella primavera del 2009.

Perché i tre si incontrano? Due i motivi individuati dal Ros di Milano. Annotano gli investigatori: “Perego interessa l’influente Oliverio per procurarsi dei biglietti omaggio per il Gran Premio di Formula Uno”. Da qui l’ex politico di centrosinistra propone di far visita a tale Pisani, successivamente identificato nell’ex assessore regionale Domenico Pisani”. Il secondo motivo, dal punto di vista investigativo, è definito molto più interessante. “E’ possibile che durante l’incontro con Pisani – si legge nell’informativa depositata agli atti dell’inchiesta – si sia parlato, oltre che della prossima gara automobilistica, anche di lavori ed appalti ed in particolare di quelli relativi alla realizzazione del nuovo Polo Istituzionale della nuova Provincia di Monza e Brianza”. Valore dell’affare: 22milioni di euro.

La cronaca dipinge il quadro. La nomina del medico calabrese sembra, dunque, agganciare interessi molto più ampi rispetto a una semplice nomina all’Asl 1. Sul tavolo ci sono molte domande che sollevano dubbi e proiettano ombre sempre più scure sulla politica lombarda. Una politica, a tal punto, inquinata, da non essere in grado di scrollarsi di dosso l’ingombrante figura di Pietrogino Pezzano . Tocca, dunque, alla società civile e alle associazioni come quella di Frediano Manzi che dal 31 gennaio prossimo pianterà una tenda antimafia davanti alla sede dell’Asl a Magenta per chiedere le dimissioni dell’amico della ‘ndrangheta. “Prima della tenda – precisa Manzi – saremo davanti ai 73 comuni dell’hinterland per consegnare i questionari contro questa nomina scandalo”. Insomma, la protesta continua. Con buona pace di Regione Lombardia (dm)

Articolo Precedente

Perché Saviano non lascia Mondadori?

next
Articolo Successivo

Caso Ruby, Nadia Macrì è stata ad Arcore. Ma non nei giorni in cui c’era Ruby

next