Alla fine questa storia di B. e delle sue puttane mi fa rabbia. E mi dà anche da pensare.
Rabbia. B. ha commesso frodi fiscali, corruzioni e falsi in bilancio. Non è finito in prigione perché, con leggi apposite, ha fatto prescrivere i reati, che alla fine si sono estinti. È un uomo pericoloso come tutti quelli che commettono reati contro l’economia. Si appropria di risorse che non gli competono, sottraendole al Paese; altera le regole della concorrenza a suo vantaggio, impedendo ad altri di avere le stesse opportunità; corrompe pubblici ufficiali per evitare che i reati che ha commesso siano scoperti e anche per farsi riconoscere diritti che non ha. Insomma è una sciagura per lo Stato non solo come uomo politico ma come persona che viola reiteratamente la legge nel settore più delicato per uno Stato: l’economia. E tuttavia il consenso che lo portò al potere nel 1994 non è mai venuto meno; la costante illegalità in cui è vissuto non gli ha alienato le simpatie di quella parte di cittadini che lo votano. E adesso forse l’Italia riuscirà a liberarsi di lui per una storia di puttane.

Ma in che razza di paese viviamo? Che valori coltiviamo? Uno che ha calpestato la legge per decenni incontra finalmente il suo destino quando si scopa una puttana minorenne? Il fatto è che siamo un paese furbastro e bigotto, in cui le assoluzioni si sprecano quando si tratta di soldi malguadagnati e (pare, stiamo a vedere) vengono sdegnosamente rifiutate quando si tratta di sesso, anche se, bisogna ammettere, praticato al vertice dello squallore.

Pensare. B. è vecchio ma non pare rincoglionito; credo che si renda conto di quello che fa. Ammettiamo che si sia convinto che può commettere tutti i reati che vuole (economici; se comincia ad ammazzare, forse potrebbe andargli male); e che quindi, se gli capita, continuerà a commetterli: i soldi son soldi. Ma è impossibile che non capisca che minorenni, puttane e orge, in un paese dove c’è il Vaticano, lo mettono in pericolo. È impossibile che non si renda conto che concutere un funzionario di polizia per far uscire dalla questura una puttana minorenne, rivelando a tutto il paese, al di là dei reati commessi, i suoi rapporti con lei e quindi il genere di frequentazioni che predilige, è una cosa che lo danneggia oltre ogni possibile recupero. Come può fare cose del genere?
Io credo che la risposta sia nella convinzione di B. di essere il proprietario dello Stato. Lui non capisce che il leader di una collettività è il primo dei servitori di essa; che i poteri che gli sono attribuiti sono funzionali solo all’amministrazione del paese; che lui, come persona, non è nessuno. Lui pensa che la Questura di Milano sia sua; che il paese coincida con la sua casa; e che, nella sua casa, può fare quello che gli pare. Lui pensa, alla fine, che la legge non lo riguarda perché, come i suoi avvocati (!) hanno spiegato alla Corte costituzionale, lui non è uguale agli altri.
Se mai si arrivasse al processo; e se il tribunale decidesse di sottoporre B. a perizia psichiatrica, un vizio parziale di mente (credo, in questo caso, delirio d’onnipotenza) magari salterebbe fuori.

Da Il Fatto quotidiano del 21 gennaio 2011

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