Sono un attento lettore di Dagospia. Eppure, fino a poche settimane fa, lo ignoravo. E facevo molto male. Il quotidiano online di Roberto D’Agostino è il vero motore dell’opinione pubblica italiana, soprattutto in giornate come quelle che stiamo vivendo.

Roberto D’Agostino ha avuto alcune felicissime e decisive intuizioni su cui poggia il suo progetto editoriale:

  1. L’Italia è un sistema economico di tipo liberista relazionale, un unicum mondiale. I grandi gruppi aziendali, i consigli di amministrazione, le coalizioni politiche, i giornalisti e gli scrittori non si limitano a lavorare insieme o a competere all’interno di regole di mercato, ma le decisioni sono spesso prese sulla base di simpatie e antipatie personali. Spesso si scopre che campagne di stampa dipendono da liti, che i posizionamenti strategici sono legati a stretto giro con i giochi di potere politico, che affari per centinaia di milioni di euro possono dipendere da amanti, amici e donne di ogni fattura (termine non casuale);
  2. La classe dirigente italiana ha scheletri negli armadi, nessuno escluso: non esiste il “puro”. Dunque sono tutti sotto ricatto. E quindi terrorizzati. Una volta un amico mi disse: “Roma è la peggiore città d’Italia per fare politica”: ora capisco il perché. Dagospia ha i centri del potere politico sotto scacco e la minaccia dell’apparizione di reporter, fotografi e gole profonde alle feste e nei salotti romani rende il sito Internet potentissimo e minaccioso. Questo “grande fratello morbido” può diventare dunque arma di guerra con cui i potenti del Paese si mandano messaggi in codice; se vuoi far sapere una cosa, dilla a Dagospia. E così le fonti sono sempre fresche e di prim’ordine;
  3. Per fare un giornale in Italia non servono i giornalisti, bastano i titoli. Gli articoli originali di Dagospia sono presenti in quantità risibile rispetto alle fonti provenienti dagli altri quotidiani, eppure sembrano tutti documenti originali. La differenza sta nei titoli, probabilmente frutto del lavoro diretto di Roberto D’Agostino, con cui i contenuti sono ridistribuiti online e dotati di nuova vita e dignità. Raramente sono slogan o formule secche, sono piuttosto invettive, giochi di parole, veri e propri ragionamenti colmi di malizia e talvolta pedagogici nell’illustrare i rapporti di forza del nostro Paese. L’aspetto che mi ha sempre affascinato dei titoli di Dagospia è il maiuscolo, il Caps Lock. Secondo le regole classiche della netiquette (della web-educazione), il maiuscolo è un indicatore di voce alta, di urla e dunque, spesso, di maleducazione. Non riesco a stabilire se questo maiuscolo sia volutamente irriverente o se è, piuttosto, una singolare scelta estetica.

Queste trovate non devono far pensare, però, che Roberto D’Agostino e la sua redazione sia composta da sprovveduti: i rari articoli prodotti in proprio nascono spesso da fughe di notizie, esclusive assolute e informazioni che poi compariranno sui grandi giornali nazionali ore, e, talvolta, giorni dopo: questa variabile ha generato spesso polemiche sulla natura delle fonti di Dagospia, reputata come vicina una volta al Governo, un’altra ai servizi segreti, un’altra ancora alla magistratura.

L’ultimo, eclatante caso, è stato registrato proprio ieri sera quando Dagospia ha pubblicato, prima di tutti, la trascrizione integrale (389 pagine) degli atti resi pubblici dalla Procura di Milano.

Le analisi economiche, inoltre, appaiono di un cinismo e una lucidità impareggiabili, proprio perché contengono già la componente “relazionale” del sistema capitalistico italiano, spesso omesso o ignorato sui media mainstream.

Il sito in sé non racchiude altre clamorose innovazioni (non ho mai avuto accesso alla versione a pagamento, ma mi hanno raccontato che tutta Roma è abbonata). Bisogna certamente segnalare l’interessantissimo blogroll che ospita le firme più prestigiose, potenti e influenti dell’opinione pubblica italiana. L’organizzazione dei contenuti è invece piuttosto caotica e piena di foto imbarazzanti, spesso “prese in prestito” da altri siti.

Se siete appassionati di politica, volete conoscere i meccanismi di funzionamento dell’opinione pubblica e capire dove sta il potere, vi tocca leggere Dagospia, che vi piaccia o no.

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