Alzi la mano chi, tra gli utenti di MySpace, dopo aver provato Facebook non ha deciso di abbandonare il proprio profilo per passare al social network più chiacchierato del momento. C’è aria di forte crisi a Beverly Hills nel quartier generale di MySpace. News Corp., la multinazionale dei media di proprietà di Rupert Murdoch che controlla il social network, ha annunciato qualche giorno fa il taglio di circa 500 posti di lavoro, la metà dello staff attualmente impiegato.

“Non è un bel periodo, ma stiamo facendo di tutto per dare alla società la possibilità di crescere in modo sostenibile e di ricominciare a guadagnare”, ha spiegato l’amministratore delegato di MySpace Mike Jones, aggiungendo che attraverso una “nuova organizzazione strutturale la società potrà muoversi in maniera più snella sul mercato, sviluppare prodotti innovativi e diventare più flessibile dal punto di vista finanziario”. La scelta segue di qualche settimana l’annuncio dell’insostenibilità delle perdite economiche: “Con decine di milioni di utenti – aveva detto Carey a novembre – MySpace ha ancora il potenziale per fare profitti, ma abbiamo bisogno di una profonda ristrutturazione per invertire la rotta”.

Nata nel 2003, la comunità virtuale creata da Tom Anderson e Chris DeWolfe a Santa Monica offre ai suoi utenti la possibilità di creare profili personali e caricare foto, musica e video. Nel corso degli anni il social network si è specializzato sempre più nel fornire agli artisti, dai più famosi a quelli sconosciuti, la possibilità di caricare gratuitamente la propria musica e, quindi di farsi conoscere. All’inizio si trattò di una vera e propria rivoluzione che però, con la crescita vertiginosa di giganti come Facebook e YouTube, non è riuscita a rimanere al passo coi tempi. Attualmente, secondo i dati forniti da Alexa, MySpace è precipitato al sessantaduesimo posto tra i siti più visitati al mondo.

News Corp. si è rifiutata di fornire i risultati finanziari di MySpace, ma nell’ultimo rapporto societario alla voce “altro” è impossibile non notare una perdita di ben 156 milioni di dollari, l’equivalente di 117 milioni di euro. Ebbene, questa perdita deriverebbe in gran parte dal cattivo andamento del social network. News Corp. aveva acquistato MySpace per 580 milioni di dollari, l’equivalente di 437 milioni di euro, nel 2005. Ma non aveva fatto i conti, forse, con la vertiginosa impennata di Facebook. E proprio la crescita di Facebook, che è arrivata in pochi anni a contare oltre 500 milioni di utenti, è stata la causa principale della caduta di MySpace. Il social network di Zuckerberg, infatti, ha portato una ventata di freschezza e di innovazione che ha spiazzato tutti. Basta fare un esempio: su MySpace per passare in rassegna le nuove foto o i nuovi post dei propri 500 amici bisognava aprire 500 pagine; su Facebook, invece, tutti gli aggiornamenti più rilevanti dai nostri 500 amici compaiono nella pagina principale.

Negli ultimi tempi, grazie a una totale ristrutturazione, MySpace ha ricominciato a guadagnare nuovi utenti, con una media del quattro per cento in più tra novembre e dicembre 2010: adesso il social network non si rivolge più solamente agli appassionati di musica e ai musicisti, ma al mondo dell’intrattenimento, con pagine dedicate alle celebrità, ai film, al gossip e alla televisione fino ai giochi.

La vendita, tuttavia, sembra davvero essere dietro l’angolo. “News Corp ha implicitamente reso noto che l’eventualità di una fusione, di uno spin-off o di una cessione di MySpace non è mai stata esclusa, e potenzialmente tra i competitor più attivi nel mercato figura Google“, spiega Greg Sterling, analista della Sterling Market Intelligence. Google non ha mai risposto ufficialmente a queste indiscrezioni, anche se a dicembre ha firmato un importante accordo con MySpace, della durata di diversi anni, per rinnovare la fornitura di servizi di ricerca e, soprattutto, di pubblicità: segno, dunque, che “Big G” crede nelle potenzialità di MySpace.

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