Quella di Giorgio Airaudo alle primarie per il sindaco di Torino è una possibile candidatura che impensierisce molto il Pd e l’ala più “confindustriale” del centrosinistra che attualmente amministra la città, accendendo invece grandi speranze a sinistra. C’è la ragionevole possibilità che Airaudo unisca tutte le componenti di sinistra vecchie e nuove, sociali e politiche, giovanili e “pensionate” e possa superare quello che sempre più emerge come candidato forte del Pd, cioè Piero Fassino.

E’ sbagliato, riduttivo e imbarazzante indicare questa prospettiva come “sindaco Fiom” per Torino. Costringe la Fiom e Airaudo stessi a precisare che no, che loro stanno nel loro ruolo, che è indipendente e trasversale rispetto alla politica. Altre sono le ragioni per cui Airaudo sarebbe un ottimo candidato e soprattutto un ottimo sindaco. Mi baso sulla mia esperienza diretta e sul mio punto di vista che non è quello di un comunista o postcomunista, ma quello di un verde (per un certo periodo Verde anche di sigla, poi verde nel cuore e spero nei fatti) che si è interessato alla vita torinese di questo decennio.

Se mi dicessero in astratto di candidare un segretario Fiom a fare il sindaco sarei molto perplesso e avrei la preoccupazione che non abbia la sufficiente apertura mentale per fare il capo dell’amministrazione comunale. Ma Giorgio Airaudo – nome e cognome, quindi, non sigla – se lo si sente parlare e se si segue le cose di cui si è occupato in questo, come nei precedenti lustri, è un attivista sociale e politico e un comunicatore a tutto campo, che ha capito che oggi le ragioni del lavoro e dei lavoratori si difendono solo nella prospettiva di una società complessa e sostenibile.

Per me Airaudo non è il “vecchio duro e puro sindacalista comunista”: è un leader che ha saputo invitare Beppe Grillo a Mirafiori a polemizzare sull’auto sostenibile (quando Grillo non era ancora un politico), che ha saputo capire la questione della Tav ed essere presente in quel conflitto eccezionale esercitando un ruolo di allargamento dell’attenzione ma anche di dialogo e mediazione, che ha saputo organizzare con Legambiente e la collaborazione del Centro Ricerche Fiat un convegno contro lo smog ai cui lavori ancora oggi ci ispiriamo. Per non parlare del diametro della sua capacità di essere punto di riferimento, dai social forum ai tempi di Genova 2001 alla gestione della tragedia della ThyssenKrupp, dall’intenso dialogo con il sindaco Chiamparino (che pure rappresenta, come si è visto anche nel referendum Fiat, un’altra visione della società) allo sforzo di aiutare a rimettere insieme la sinistra nei difficili momenti del 2008.

Non è un caso se ambienti non certo metalmeccanici, come quelli dell’impegno sociale attorno a Luigi Ciotti, guardino con fiducia un suo possibile impegno. Airaudo è uno che ha più volte capito – per esempio quando si è schierato per un referendum cittadino sui grattacieli – i limiti “oligarchici” della gestione della Giunta Chiamparino e ora spero che capisca che attorno ai nuovi gruppi e laboratori ( Torino Bene Comune, Altra Torino) in città si può costruire una nuova primavera torinese democratica, sociale ed ecologica, pur nelle difficoltà della crisi economica, anzi dentro di essa. Si potrebbero infatti coinvolgere anche molte persone che in questi anni sono state al di fuori delle aree politiche.

Spero che Airaudo capisca che non è bene – soprattutto per uno con la sua istintiva passione per la politica e la società – fare il sindacalista a vita, e che in questo momento una serie di coincidenze storiche più o meno felici ma tutte forti e non casuali lo chiamano a stare con noi che vogliamo una Torino migliore e da Torino un’Italia migliore.

Articolo Precedente

Caso Ruby, le reazioni politiche

next
Articolo Successivo

Festa a luci rosse (per Rondolino-Velardi)

next