Che il gruppo Volkswagen sia interessato all’Alfa Romeo non è un mistero. E non lo è neppure che Daimler (la casa che produce le Mercedes) vorrebbe mettere le mani sull’Iveco. Al di là delle ovvie smentite, Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, pare orientato a disfarsi dei due brand italiani per incamerare risorse utili per proseguire nel risanamento di Chrysler e nel rilancio di Fiat. Ma nessuno ha ancora il coraggio di ammetterlo pubblicamente.

Per quanto riguarda la prima questione, il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung l’ha rilanciata oggi corredandola con una significativa indiscrezione: la cessione del Biscione sarebbe questione di settimane, o al massimo di pochissimi mesi. In realtà, alcune voci raccolte da SicurAUTO.it (da prendere comunque con tutte le molle del caso) dicono che la partita sia già stata giocata e indicano addirittura i termini dell’accordo: Volkswagen sborserebbe per le attività di Alfa Romeo circa 3,5 miliardi di euro. La somma coprirebbe anche l’acquisto del Museo Storico Alfa Romeo e di una parte del dismesso stabilimento di Arese, nei dintorni di Milano. Fabbrica che la casa tedesca avrebbe intenzione di riqualificare alle attività produttive per mantenere, almeno a livello di immagine, l’italianità che costituisce uno dei patrimoni del marchio Alfa. Le indiscrezioni si spingono fino a rivelare che la matita di Walter De Silva, l’ex-designer Fiat approdato nel 2000 alla casa di Wolfsburg, sarebbe già al lavoro su almeno un nuovo modello Alfa by Volkswagen. Lo stesso varrebbe per Luca De Meo, altro manager Volkswagen ex-Alfa che conosce bene il marchio italiano essendone stato il responsabile.

Anche per quanto riguarda l’affare Fiat-Daimler per l’Iveco, le trattative sarebbero in fase molto avanzata e i termini già fissati. Sembra certo che tra gli impegni di Daimler rientrerebbe anche quello di mantenere il nome Iveco almeno per dieci anni. Tuttavia, la nebbia avvolge ancora l’entità delle somme in gioco e non è tuttora chiaro, per esempio, se l’eventuale cessione riguarderà anche la divisione veicoli militari di Iveco. Quest’ultima dispone di tecnologie sensibili e di un significativo portafoglio clienti (attivi e potenziali) che potrebbero far gola a Daimler per rafforzarsi in un settore dove non è molto presente. Un’altra opzione è che una volta incamerato l’asset, Daimler lo ceda a Krauss Maffei Wegman, il colosso tedesco degli armamenti terrestri. Quel che è certo è che gli elementi di complementarietà tra Daimler e Iveco ci sono e non sono trascurabili: ad esempio i tedeschi sono deboli nel settore dei veicoli di peso entro i 35 quintali e quindi vedono di buon occhio una sinergia con Iveco, al contrario molto ben piazzata proprio in quel segmento di mercato. Tra i dettagli della cessione vi sarebbe anche la creazione, nella sede torinese Iveco di via Puglia, di un grande “village” del veicolo commerciale targato Mercedes-Iveco.

Il silenzio di Marchionne è strategico. Il momento, a cavallo del referendum sull’accordo di Mirafiori, è quanto mai delicato. Il rischio è che l’intensificarsi di queste indiscrezioni possa condizionare l’esito della consultazione fra gli operai del Lingotto. D’altronde una Fiat senza Alfa Romeo significa una Mirafiori senza MiTo (è proprio in quegli stabilimenti che viene prodotta la piccola vettura). L’unica nota positiva è se l’Alfa passasse davvero a Volkswagen, le auto del Biscione potrebbero beneficiare delle avanzate tecnologie nel campo della sicurezza.

di Claudio Cangialosi e Riccardo Celi Leggi l’approfondimento su sicurauto.it

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