Due petardi sono esplosi nella notte davanti alla sede della Lega Nord di Gemonio, paese in provincia di Varese dove abita Umberto Bossi. L’esplosione per fortuna non ha provocato né morti né feriti. Ha solo danneggiato il portone d’ingresso e mandato in frantumi i vetri della sede del partito.

Non è la prima volta che la sede del Carroccio di Gemonio viene presa di mira: il portone degli uffici, che si trovano a poche centinaia di metri dall’abitazione del Senatur, fu incendiato nel febbraio del 2007 e nel gennaio del 2009. Sul muro di fianco alla sede della Lega Nord di Gemonio, i presunti autori del gesto hanno scritto, in vernice nera, “antifà”, senza lasciare alcuna rivendicazione. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri è stato verso le 3 che sarebbero stati applicati due petardi alle finestre esterne, infrante dall’esplosione.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, appresa la notizia dell’atto intimidatorio ha espresso la solidarietà sua personale e della Camera dei deputati agli esponenti della Lega.

Per Roberto Maroni l’attentato dimostrativo è “un attacco contro la democrazia, non contro un partito” ed è vivo il rischio nel Paese che questi episodi “si trasformino in fatti piu’ gravi”. “Sono fatti da non sottovalutare, molto gravi e non più tollerabili frutto dell’intolleranza di chi si nasconde dietro l’ombra dell’anonimato. Noi della lega ci siamo abituati: non ci facciamo intimidire”. Il titolare del Viminale non ha voluto esprimersi sulle indagini in corso per identificare i responsabili. Ma ha precisato: “Se, come penso la pista che stanno seguendo gli inquirenti sarà confermata, noi politici dovremo fare una valutazione e una riflessione ampia, perché c’è il rischio che episodi come questi si trasformino in qualcosa di più grave”.

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