I lavoratori del pubblico impiego perderanno complessivamente circa 1.600 euro di potere d’acquisto. Una perdita causata dal blocco degli stipendi pubblici fino al 2013, deciso dalla manovra economica. La stima arriva dalla Cgil che sottolinea con il responsabile settori pubblici, Michele Gentile, come circa 1.200 euro lordi si perdano per il triennio 2010-2012 di mancato rinnovo dei contratti mentre altri 400 euro di aumenti complessivi mancheranno all’appello nel 2013 a causa del blocco ulteriore previsto dalla stessa manovra.

Nel triennio 2010-2012 – spiega Gentile – “l’incremento degli stipendi sulla base dell’indice dell’inflazione Ipca previsto dall’accordo interconfederale del 2009 (non firmato dalla Cgil) avrebbe dovuto essere complessivamente del 4,2%. Poiché ogni punto di inflazione vale circa 20 euro si tratta a regime di 90 euro lordi che mancheranno nello stipendio. Ipotizzando tre tranche annuali da trenta euro in più al mese (quindi 400 euro l’anno compresa la tredicesima) che non ci saranno, la perdita cumulata di potere d’acquisto sarà almeno di 1.200 euro lordi in media. Se ci aggiungiamo il blocco già previsto anche per il 2013 arriviamo almeno a 1.600 euro. I lavoratori pubblici torneranno a vedere aumenti in busta paga solo nel 2014”.

La Cgil sottolinea che al blocco della contrattazione nazionale per il triennio (i contratti per circa tre milioni e mezzo di lavoratori sono scaduti a fine 2009) si affianca lo stop alla contrattazione integrativa e il blocco economico della carriera. In pratica nei prossimi anni si potrà fare carriera ma l’avanzamento sarà riconosciuto solo giuridicamente senza nessun miglioramento dello stipendio. Il blocco degli stipendi preoccupa anche gli altri sindacati che però sottolineano come la stretta sul lavoro pubblico sia comunque meno pesante rispetto a quanto è accaduto negli altri Paesi. “In 17 paesi europei – dice il segretario generale della Fp-Cisl Giovanni Faverin – non si sono limitati al blocco dello stipendio in essere ma hanno deciso tagli delle retribuzioni rilevantissimi. In Spagna è stata del 5% mentre in Irlanda hanno avuto tagli del 13%. E puntiamo a recuperare risorse con la contrattazione integrativa”. “Il blocco dei contratti è una ferita – precisa il segretario confederale Cisl Gianni Baratta – ma se guardiamo al panorama europeo le decisioni degli altri Paesi sul lavoro pubblico sono state più pesanti”.

La stretta nel pubblico impiego per i prossimi anni non si limiterà al blocco degli stipendi ma riguarderà anche il turn over. La manovra economica di questa estate prevede che fino al 2012 ci sia un limite del 20% delle entrate rispetto alle uscite. In pratica su dieci dipendenti pubblici che escono (per pensione o dimissioni) ne potranno entrare solo due (e con il limite anche del 20% massimo della spesa quindi non sarà possibile che a fronte dell’uscita di due commessi entrino due dirigenti). Facendo un calcolo medio di uscite per l’anno di 100.000 persone (circa il 3% di tre milioni e mezzo di dipendenti) significa che tra il 2010 e il 2012 a fronte di 300.000 uscite sarà possibile fare solo al massimo 60.000 nuove assunzioni (poiché vincoli più stringenti ci sono nei comuni, le regioni e la sanità).

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