La riforma dell’Università è arrivata al capolinea. Domani è prevista l’approvazione definitiva del provvedimento, ma studenti e ricercatori (che animano le proteste di piazza) non hanno mai potuto confrontarsi col ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini o con esponenti del centrodestra. Il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, ha chiesto al “Fatto” di organizzare un confronto con i ragazzi in redazione. Ieri, di fronte al senatore, c’erano Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, Claudio Riccio, portavoce del coordinamento universitario Link e Massimiliano Tabusi, ricercatore della Rete 29 aprile. Di seguito, le schede dei protagonisti.

Il senatore
Gaetano Quagliariello
Figlio di docenti universitari (il padre rettore a Bari), è   ordinario di Storia dei partiti politici alla LUISS di Roma. Nel 1994 si iscrive a Forza Italia. Tra il 2001 e il 2006 è consigliere per gli Affari culturali del presidente del Senato, Pera. Nel 2006 è eletto senatore in Toscana, confermato nel 2008.

Il ricercatore
Massimiliano Tabusi
È ricercatore di Geografia presso la Facoltà di Lingua   e Cultura Italiana, dell’Università per Stranieri di Siena. Dottore di ricerca in Geografia economica, è tra i rappresentanti della “Rete 29 aprile” e, da oltre ventotto giorni, è tra i promotori della protesta dei ricercatori sul tetto.

Lo studente/1
Giorgio Paterna
Ventiseienne, iscritto alla facoltà di Economia e   commercio dell’Università di Ancona è coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, confederazione di associazioni studentesche, presenti in quasi tutti gli atenei sul territorio, attorno al modello organizzativo del sindacalismo studentesco.

Lo Studente/2
Claudio Riccio
Venticinque anni, studente di scienze politiche a Bari, ha   lasciato la città pugliese per trasferirsi a Roma e diventare il portavoce del coordinamento universitario Link. Il movimento, nato con l’Onda nell’autunno del 2008, è legato con l’Unione degli Studenti nella Rete per la conoscenza.

di Salvatore Cannavò e Caterina Perniconi

Articolo Precedente

Merito: tanti no al progetto Gelmini

next
Articolo Successivo

Il senso dello Stato e la riforma universitaria

next