La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha emesso oggi una maxicondanna nei confronti dell’Italia per i ritardi con cui vengono pagati gli indennizzi legati alla lentezza dei processi. I giudici di Strasburgo hanno reso noto di aver adottato 475 sentenze che danno ragione ad altrettanti ricorsi presentati da soggetti che hanno dovuto attendere dai 9 mesi ai quattro anni per incassare il risarcimento che gli era stato riconosciuto per l’eccessiva lunghezza del processo in base alla legge Pinto, la legge del 2001 in materia di “Previsione di equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo”.

Alla luce delle sentenze odierne, la Corte ha quindi chiesto all’Italia di rivedere la legge Pinto e, in particolare, di istituire un fondo speciale che consenta il pagamento degli indennizzi in tempi ragionevoli. Nel testo diffuso dalla Corte relativo alla decisione dei 475 casi, si sottolinea che in Italia esiste un “problema diffuso” inerente i pagamenti degli indennizzi. La Corte rileva che, a fronte di una normativa che fissa in sei mesi il termine per l’erogazione degli indennizzi, i 475 ricorrenti hanno dovuto attendere tra i 9 e i 49 mesi. Inoltre i giudici di Strasburgo fanno notare come che al momento pendano in attesa di giudizio oltre 3.900 ricorsi presentati per il ritardato pagamento degli indennizzi e che il loro numero è salito dai 613 del 2007 a circa 1.340 ricevuti tra il primo giugno e il 7 dicembre 2010.

La Corte infine, “pur non appoggiando tutte le riforme attualmente all’esame della Camera, considera che questo sia l’ambito ideale per prendere in considerazione le indicazioni della Corte stessa e le raccomandazioni sinora fatte dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa”. I giudici hanno accordato a ciascun ricorrente 200 euro per danni non pecuniari.

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