Erano già state indette le prove, a Palermo, per rifare un concorso per presidi annullato dall’autorità giudiziaria, ma una leggina bipartisan le ha bloccate. Per salvare qualche centinaio di presidi promossi da una commissione che nemmeno aveva corretto i compiti della maggior parte dei concorrenti. Una leggina varata in pieno caos della situazione politica. Forse l’ultima prima del voto di fiducia, come se si trattasse di una questione da emergenza istituzionale.

Promossi in parte bravi, ma accanto a loro personaggi che avevano presentato scritti con errori di ortografia. Una vicenda che dura ormai da quattro anni durante i quali 700 docenti bocciati avevano ottenuto ben sette sentenze di vario grado che riconoscevano il loro diritto ad essere valutati secondo merito. Magra soddisfazione perchè una leggina a firma di un gruppo di parlamentari (tutti siciliani e di tutte le parti politiche) ha dato modo ai presidi irregolarmente promossi di restare al loro posto. Per loro infatti è stata prevista una prova che consiste in una relazione sulla loro esperienza quadriennale. E per gli altri la possibilità di vedersi finalmente corrette le prove a suo tempo accantonate.

Un vero pasticciaccio che se da una parte sana la posizione di 416 presidi (molti dei quali già andati in pensione), lascia però al palo tutti gli altri, i bocciati attraverso compiti  mai corretti. Un vero assurdo giuridico perchè si dovrebbero correggere le prove superando un criterio elementare di ogni concorso. Ma, fatto ancora più decisivo, i posti nelle scuole sono già stati coperti, e per averne altri ci vorrebbe una nota finanziaria che li autorizza. E questa nota non c’è. Sarebbe, insomma, un concorso finto. La leggina, quindi, salva i promossi irregolarmente, ma crea nuove discriminazioni. Per questo i 700 ricorrenti sono pronti a contestarla e a rilanciare la richiesta del rispetto dei loro diritti.

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