Prendete un manipolo di volenterosi, una decina tra donne e uomini. Assessori, consiglieri comunali, volontari Slow Food. Mettete un sabato pomeriggio e immaginate una gita fuori porta, da Colorno (Parma) a Bologna per ritirare dei gazebo che vengono messi a disposizione dai compagni di viaggio dei promotori del “mercato della terra” del capoluogo emiliano-romagnolo.

Considerate ora la domenica seguente, ore 6.15 del mattino, dove lo stesso gruppo, che per mesi si è incontrato quasi ogni settimana per pensare, costruire, organizzare un evento che vuole riconsegnare un senso della terra e della sobrietà ai cittadini e alle comunità locali, allestisce gli spazi dove qualche ora dopo produttori locali occuperanno per esporre e vendere miele, zucche, formaggi, vino, birra… prodotti naturali ai tanti curiosi e consumatori consapevoli accorsi da tutto il territorio provinciale.

Pensate a questo gruppo di consiglieri comunali ora, concentratevi per un momento sul fatto che a smontare i gazebo, fare opera di manovalanza, scrivere il regolamento approvato poi in consiglio comunale all’unanimità, fossero i rappresentanti di maggioranza e opposizione, per una volta insieme.

Donne e uomini delle istituzioni che per un momento (parecchi mesi) e per un progetto hanno condiviso un percorso e fatto partecipazione, superando le barriere quotidiane e le contrapposizioni ideologiche, dimostrando che un’altra politica è realmente possibile e a portata di mano.

Immaginate tutto questo, capirete allora perché l’edizione zero del “Mercato della terra” di Colorno (Parma), sia stata un grande successo.

Un nuovo importante tassello di quel puzzle della sostenibilità che ormai da anni il paese nel parmense sta componendo a forza di progetti e buone prassi, buon senso e concretezza.

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