Grandi preoccupazioni e tensioni si aggirano sullo scenario politico libanese e su quello regionale a qualche giorno dalla prevista decisione del tribunale che indaga sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Al Hariri. Ci si aspetta che il giudizio sarà un atto di accusa contro il partito politico sciita Hezbollah. Il partito ha pubblicamente anticipato i risultati delle indagini, portando le prove della propria estraneità e, anzi, del coinvolgimento dei propri avversari nell’attentato.

Innanzitutto, Hezbollah ha denunciato il ricorso a false testimonianze da parte del tribunale internazionale. Lo stesso Hariri, figlio del premier assassinato e attuale primo ministro, aveva inizialmente sostenuto la tesi ufficiale basata su queste testimonianze, salvo poi esprimere dubbi nel merito, considerandole false e scagionando la Siria delle accuse.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un’altra occasione ha rivelato il coinvolgimento degli agenti  israeliani in collaborazione con i dipendenti di una società di telefonia mobile libanese, la Alfa. La collaborazione consisteva nella clonazione di schede sim di utenze telefoniche dei membri del partito di Hezbollah: queste schede sarebbero state usate nei luoghi dell’attentato, effettuando chiamate e inviando messaggi compromettenti in modo da dimostrare il coinvolgimento di Hezbollah. Ciò è stato confermato da parte del ministro delle Telecomunicazioni Sharbel Nahas durante una conferenza stampa martedì 23 Novembre 2010.

Inoltre, Nassrallah ha presentato delle foto di un aereo di spionaggio israeliano che avrebbe sorvolato il luogo dell’omicidio e le strade del percorso del defunto Hariri a Beirut, prima, durante e dopo l’attentato.

Il fallimento della guerra israeliana in Libano (luglio 2006), avrebbe dunque spinto l’America e i suoi alleati a sostenere la colpevolezza del partito sciita Hezbollah in modo da delegittimare le sue istanze politiche. Inizialmente, nel 2005, si era deciso di seguire il canale del tribunale per processare sia la Siria che Hezbollah: questo processo è fallito poiché il rapporto finale del tribunale era costruito su numerose false testimonianze da parte dell’ex giudice internazionale tedesco Detlev Mehlis.

Infine, è stato recentemente scoperto un discorso di Jeffrey Feltman (ex ambasciatore americano in Libano e attualmente  assistente del segretario di stato Hillary Clinton per gli affari mediorientali) con l’attuale ambasciatrice americana in Libano, in cui Feltman spiegava esplicitamente che la sua strategia mira a distruggere Hezbollah con mille colpi prima della decisione del tribunale, e che questo sarebbe il suo regalo di Natale ai suoi alleati. Lo stesso ex ambasciatore aveva affermato a luglio scorso che Hezbollah è un partito politico molto popolare e stimato non soltanto dagli sciiti, ma anche dai propri alleati cristiani; è anche un partito legittimo e fa parte dello scenario politico libanese, grazie alla propria presenza in Parlamento e nel governo. Questo ci aiuta a comprendere che il ritorno del tribunale avrebbe un motivo solo, cioè colpire Hezbollah e magari preparare il tirreno per una prossima guerra che mira eliminare il partito.

Il Libano, con la sua composizione assai complessa, è considerato la bussola politica che ci rivela gli indirizzi che la politica internazionale segue; in altre parole, è un piccolo auditorium della politica internazionale. Hezbollah e i suoi alleati, il generale Michaele Aoun, presidente del Movimento Patriottico Libero (considerato il partito cristiano piu grande), Waleed Junblat, presidente del Partito Sociale Progressista, Suleiman Franjieh, presidente del Movimento Al mrada, Talal Arslan e altri leader, insistono oggi che l’atto di accusa del tribunale internazionale non è altro che una causa della divisione  che potrebbe condurre  ad una prossima guerra.

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