«Per fare la rivoluzione, mica bisogna impugnare le armi o uccidere qualcuno. Basta ritirare i propri soldi dalle banche». La filosofia di Eric Cantona, che ha lanciato l’iniziativa “Stop banque” per domani, è semplice: niente armi, niente sangue. Basta che il maggior numero possibile di correntisti riporti a casa i risparmi che giacciono presso gli istituti di credito e il gioco è fatto. Un evento ideato in Francia che ha raccolto migliaia di adesioni in tutta Europa ed è stata diffuso in rete dal sito Bankrun2010 fondato da Géraldine Feuillien, scenografa belga 41enne e dall’attore francese Yann Sarfati, 24 anni.

Se Oltralpe l’appello su Facebook registra oltre 37mila sottoscrizioni, in Italia è stato LoSai.net, sito e forum nati a giugno per discutere soprattuto di politica monetaria, a promuoverlo. “Nel nostro paese hanno aderito finora quasi 10mila persone”, spiega Laura Caselli, una degli otto amministratori della piattaforma, “ma saremmo molti di più se facebook non avesse cancellato i nostri account sabato 20 novembre, il giorno prima che iniziasse il tam tam sui giornali. Erano state pubblicate immagini del profilo che violavano le norme della community, per cui abbiamo dovuto ricominciare daccapo“, puntualizza. Diecimila correntisti non sono certo in grado di piegare il sistema bancario e nessuno ha la certezza, peraltro, che i firmatari virtuali ritirino effettivamente i loro risparmi. “Siamo pochi, non possiamo fare paura alle banche”, ammette Laura. “Per provocare qualche effetto dovremmo essere almeno in 500mila. In realtà, domani puntiamo solo a fare informazione. Le banche, infatti, prestano i soldi che noi andiamo a depositare, chiedendo interessi assai più elevati di quanto ci diano e cedono denaro che non possiedono. E’ giusto che si diffonda la consapevolezza di questa truffa”.

L’obiettivo, al momento, è la didattica e non il crollo del sistema, visto che gli italiani, quanto i francesi, non saranno disposti a riportare a casa in massa i propri risparmi. “Impossibile fare stime”, spiega Daniele Di Luciano, un altro amministratore di LoSai.net e dell’evento italiano di Bankrun. “Le adesioni su Facebook non rappresentano mai la portata reale di un evento. Oraganizziamo alcuni incontri sul signoraggio, ad esempio, dove online aderiscono in centinaia poi, in sala, ci ritroviamo in quattro. Non ci aspettiamo che siano in migliaia domani, né in Italia né tantomeno in Francia”. Daniele abbassa razionalmente l’asticella delle aspettative diffuse dai media nei giorni scorsi: “Cantona è stato senz’altro la scintilla della visibilità per Bankrun. A luglio avevo creato un evento analogo che però non aveva suscitato alcun interesse. L’obiettivo è lanciare un messaggio, sappiamo bene che il ritiro del contante non sarà effettivo per tantissimi di quelli che hanno aderito”, aggiunge. “Eppure qualcuno ha agito, senza troppa fortuna. Mi hanno scritto, ad esempio, che si possono ritirare 5000 euro solo con 12 giorni di anticipo, perché in Italia, per somme oltre i 1500 euro, è necessario un preavviso. Certo, sarebbe bello vedere la fila fuori dagli sportelli, ma anche la burocrazia ostacola le operazioni”. Daniele è consapevole che l’evento di domani abbia una funzione più simbolica che rivoluzionaria, a differenza di quanto pensano i promotori francesi. “Ho parlato con Geraldine”, prosegue, “e abbiamo visioni molto diverse. Alcuni economisti americani le hanno spiegato che questo evento non avrebbe avuto alcuna eco negli Stati Uniti. Vista invece l’adesione in Europa, è fiduciosa che possa sfociare in una concreta difficoltà per le banche. Io, invece, non ci credo ”.

E per chi non volesse chiudere il conto corrente esiste un “male minore” per non alimentare un sistema finanziario viziato? “Sì. E’ meglio diffidare dei grandi colossi a favore di piccoli istituti di credito cooperativi”. E gli amministratori del sito ritireranno i propri risparmi? “Io non ho nessun deposito”, risponde Daniele. Laura, invece, ha già preso una decisione radicale: “Un anno e mezzo fa ho deciso di chiudere il mio conto. Troppe spese, interessi scarsi e pochi anche i miei soldi, visto che sono commessa part time. Da allora il mio datore di lavoro mi paga con un assegno. Ritiro i contanti e li tengo in cassaforte”.

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