L’ultima mossa è quella di due studenti della Harvard Law School, che hanno denunciato la TSA, l’agenzia del governo federale che sovrintende al sistema dei trasporti, per violazione del Quarto Emendamento. Secondo i querelanti, le nuove macchine collocate ai controlli di sicurezza degli aeroporti, i “full body scanners”, infrangono la legge, che vieta perquisizioni, arresti e confische irragionevoli. I due, Jeffry Redfern e Anant Pradhan, hanno fatto sapere che discuteranno loro stessi la causa in tribunale. Secondo diversi esperti, la loro tesi ha buone possibilità di essere accolta.

Sono almeno una decina, in questo momento, le denunce di privati cittadini contro la TSA (e un nuovo ricorso in tribunale, ben più importante, quello dell’American Civil Liberties Union, è atteso nei prossimi mesi). L’accusa è sempre quella: l’invasività, l’intrusione violenta nella sfera della privacy. Le macchine, che utilizzano una tecnologia ad onde millimetriche attive, trasmettono l’immagine completa del corpo del passeggero. Sullo schermo appare davvero tutto. Non una semplice riproduzione della silhouette umana, alla ricerca di eventuali masse sospette, ma i dettagli più intimi della persona: genitali, protesi, assorbenti. Il viaggiatore, secondo le regole emanate dalla TSA, può chiedere di essere esentato dalla scannerizzazione – in linguaggio tecnico, è l’Opt Out. Al posto di una consistente dose di raggi X, dovrà sottostare all’ispezione manuale da parte dell’agente della sicurezza.

“E’ quello che ho fatto, in partenza dal Logan Airport di Boston”, ha raccontato Anant Pradhan, uno dei due studenti della Harvard Law School. Anant ha chiesto di non passare attraverso gli scanners, ma di ricevere l’ispezione manuale. L’esperienza è stata particolarmente violenta. Sbattuto in un angolo, davanti a tutti gli altri passeggeri, il ragazzo si è visto ficcare una mano nei pantaloni da un agente, che gli ha vigorosamente esaminato le natiche, per poi passare a un altrettanto vigorosa ispezione dei testicoli e della zona genitale. L’esperienza, che l’ha convinto ad andare in tribunale, è stata negli ultimi mesi riservata a tutti quelli che hanno scelto l’Opt Out. Un pilota di US Airways ha paragonato il “palpeggiamento” a un’esperienza di “molestia sessuale”. E un’associazione di vittime di stupri e violenze sessuali ha spiegato che l’ispezione manuale fa rinascere nella donna il ricordo e il trauma dell’aggressione.

“L’ispezione manuale è una sorta di perquisizione-spogliarello”, spiega John Verdi, avvocato dell’Electronic Digital Information Center (anche questo gruppo ha sporto querela). Ai dubbi di costituzionalità, si aggiungono poi quelli di carattere sanitario. Un gruppo di scienziati della University of California, San Francisco, ha scritto alla Casa Bianca esprimendo timori per gli effetti dei raggi-X sui viaggiatori abituali. Secondo Michael Love, che dirige il reparto radiologia della John Hopkins University, essi aumenterebbero “statisticamente le chance del cancro alla pelle”, soprattutto per le persone sopra i 65 anni. David Brenner, del Centro Radiologico di Columbia University, ha affermato che le radiazioni prodotte dalle macchine sarebbero “di venti volte superiori alle stime ufficiali”. E Peter Rez, dell’Arizona State University, ha puntato il dito su eventuali problemi tecnici: “La cosa davvero terrorizzante è l’eventualità di un guasto delle macchine”.

La TSA ha sinora respinto tutte le accuse. “Gli scanner sono sicuri, efficienti, e non violano la privacy”, ripete il segretario alla Sicurezza Nazionale, Janet Napolitano, che annuncia la possibile introduzione degli scanner nelle stazioni ferroviarie e metropolitane. “La percentuale di radiazione assunta è inferiore a quella assorbita in tre minuti di volo a 10mila metri”, spiegano alla TSA, e rimandano a tutti gli aeroporti nel mondo che fanno uso di questa tecnologia: Amsterdam, Parigi, Londra, Roma, Seoul, Melbourne, Montreal (in Italia, in realtà, i dispositivi per la sicurezza testati nei mesi scorsi a Roma, Milano e Venezia non hanno dato risultati soddisfacenti, e nuovi body scanners saranno sperimentati a inizio 2011). Lungi dal bloccare l’installazione delle macchine, la TSA dunque rilancia. Oggi ci sono 385 scanners in 60 aeroporti. Saranno 500 a fine anno e un migliaio a fine 2011.

Anche i nemici degli scanners non demordono. Mentre aumentano, di ora in ora, le denunce, si fanno notare i costi esorbitanti di ognuna di queste macchine (un primo contingente di 150 è costato alla TSA 25 milioni) e si preannunciano future iniziative di protesta. Tra queste, è previsto un National Opt Out Day nei giorni di Natale (ce ne è stato un altro a cavallo di Thanksgiving), con migliaia di persone che richiedono “la palpazione” e rallentano l’attività degli aeroporti.

di Roberto Festa

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