I videogiochi al pari di letteratura, cinema, musica e altre forme d’arte sono espressione dei nostri tempi: certamente tra queste vi sono distanze siderali, eppure oggi tendono a crescere in sinergia al punto che oggi vi sono tra loro molte consonanze.
Ad esempio, sempre più spesso le grandi produzioni cinematografiche esordiscono nelle sale assieme ai relativi videogiochi. Per non parlare delle colonne sonore prodotte appositamente per i videogames, sempre più accurate. E pensare che i videogiochi – come gran parte delle tecnologie – hanno visto la luce in ambito militare, sviluppati nel periodo della Guerra Fredda quando gli scienziati, simulando conflitti mediante i primi cervelloni elettronici, speravano di poter prevedere attraverso “partite virtuali” le mosse del nemico. Fu solo a partire dagli anni Settanta che presero una direzione ludica.
La maggior parte dei trentenni avrà sicuramente chiara l’evoluzione che nel campo dei videogames si è avuta, passando dai primi modelli Commodore fino alla Playstation 3.

E’ questa un’introduzione doverosa per presentarvi Pablito el Drito, esponente milanese di una scena musicale sotterranea e internazionale che recupera ritmi e suoni sintetici dal Commodore 64 al Nintendo fino a consolle ormai fuori produzione. Il genere in cui si cimenta è la Micromusic, “un’elettronica fredda e molto sintetica che non riconosce altri strumenti se non le consolle e i computer d’epoca, gli oggetti che negli anni Ottanta e nei primi Novanta hanno allevato i trentenni di oggi”.

Smogville”, è il suo terzo cd ed è realizzato col Gameboy la celebre consolle della Nintendo commercializzata in Europa a partire dal 1990 – la prima portatile – fornita di un processore Z80 della Sharp personalizzato per le esigenze di gioco, alimentato a batterie stilo, dotato di un piccolo schermo a cristalli liquidi integrato, capace di varie tonalità di grigio su sfondo verde.
Il quadro comandi consiste di una croce direzionale di colore nero posizionata sulla sinistra della console, di due pulsanti viola sulla destra (“A” e “B”) e dei tasti “select” e “start” in basso al centro. Tetris è stato il gioco che ha inizialmente spinto le vendite del portatile di Nintendo rendendolo popolare in tutto il mondo.

Paolo Pistolesi, in arte Pablito el Drito, ha avuto l’idea di suonare coi videogames durante un microparty (una festa in cui tutti suonavano coi videogames) e a suo dire gli si è aperto un mondo: “Da ragazzo ero un grande appassionato di videogames da bar: tra i miei coin op preferiti Pac-man, Gyruss, Commando, Elevator action, Bubbles bobbles”. Poi ci presenta il suo “Smogville”: “Chiunque abbia messo piede in una sala giochi alla fine del secolo scorso riconoscerà i toni rudimentali e le squillanti melodie di plastica che gracchiavano dagli altoparlanti dei cabinati. E apprezzerà i larghi pixel molto 8 bit della copertina. Io ovviamente ero un giocatore da sala giochi – racconta Pablo – poi nel ‘90 finalmente acquistai il mio primo Game Boy”.

La Micromusic nasce dalla volontà di comporre ridando vita agli scarti tecnologici proprio come la filosofia hacker: da un lato c’è la possibilità di riutilizzare creativamente tecnologie obsolete e a basso costo, dall’altro c’è la disponibilità di programmi ideati e sviluppati all’interno di una comunità di musicisti che contribuisce nel tempo a migliorare il prodotto.
Per comporre il cd, ho utilizzato un Game Boy Advance, un’evoluzione dell’originale grigio che però suona meno anni Ottanta di quello vecchio, e col Nanoloop, un’applicazione creata nel 1998 dal pioniere tedesco del genere Oliver Wittchow, consistente in una cartuccia da inserire, come un gioco, e poi attraverso i pochi tasti della consolle e un’interfaccia molto semplice è possibile controllare gli effetti e i ritardi della base, dei loop del mixer”.

A quanto pare, il fenomeno Micro è in crescita e il sito micromusic.net (dove potete ascoltare composizioni ed essere aggiornati sulle classifiche dei brani più scaricati) è ormai il luogo di ritrovo dei collettivi musicali presenti nel mondo, compresi i quartier generali italiani di Roma, Bologna e appunto Milano, di cui Pablito è il fonfdatore: “Ho un’intensa attività live: quello che mi stupisce di più è che la gente spesso non crede che uno strumento così piccolo e obsoleto possa fare così tanto rumore… pensa che ci sia qualche trucco”.

La musica ai tempi di Internet certamente è cambiata ma “la Rete è utilissima per studiare le sue evoluzioni a livello mondiale, in più ti permette di autopromuoverti con successo. Ritengo che stia cambiando le regole del business musicale in maniera molto radicale“.

Anche se la cosa potrebbe apparire tale, vi assicuro che non è luogo per soli NERD.
E chi volesse conoscere o approfondire l’opera di Pablito el Drito può recarsi sul suo myspace.

Articolo Precedente

Le relazioni pericolose di Blair e Clinton

next
Articolo Successivo

L’orientamento di sé come cura dell’anima

next