A Rosarno domani si vota. Il rischio è che, dopo lo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazione mafiosa il 15 dicembre 2008, la ‘ndrangheta possa inquinare anche il risultato elettorale che lunedì, al termine dello spoglio, stabilirà chi dovrà governare la cittadina della Piana di Gioia Tauro dopo due anni di commissariamento.

La deputata di Futuro e Libertà Angela Napoli ha presentato un’interrogazione parlamentare per scongiurare l’ennesima dimostrazione di forza delle cosche Pesce e Bellocco che, a Rosarno, rappresentano il passato, il presente e il futuro.

Lo dimostrano le recenti operazioni antimafia coordinate dalla Dda di Reggio Calabria che ha stanato boss e gregari, prestanome e faccendieri delle due consorterie criminali. È delle ultime settimane, inoltre, la notizia che la figlia di un boss ha deciso di collaborare rompendo un muro di omertà raramente scalfito a queste latitudini. Ancora non sono trascorsi i 180 giorni utili ai magistrati della Distrettuale e non è escluso che la pentita di mafia possa aprire uno squarcio anche sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica.

Da una parte è vero che l’ex sindaco Carlo Martelli è stato prosciolto da ogni accusa dopo essere stato arrestato nell’operazione “Cento anni di storia”. Ma la relazione su quell’amministrazione che aveva redatto il Comando provinciale dei carabinieri non lasciava adito a dubbi sulla necessità che il Comune di Rosarno dovesse essere sciolto. Su richiesta dell’allora prefetto Franco Musolino, nel suo rapporto il colonnello Leonardo Alestra aveva definito “ambigua la personalità di alcuni amministratori e dipendenti, connotata da specifici precedenti di polizia e da rapporti di parentela/frequentazione con soggetti controindicati, di interesse operativo e con elementi di vertice o contigui alle potenti cosche della ‘ndrangheta operanti nella Piana di Gioia Tauro”.

Fin qui, la situazione che si registrava a Rosarno prima dello scioglimento del Comune. Ora si arriva elle elezioni per il rinnovo del Consiglio con liste sulle quali si allunga ancora l’ombra della mafia.

Per rendersene conto basta leggere l’interrogazione della Napoli. Un’interrogazione nata dopo la pubblicazione di  un articolo sul sito “www.malitalia.it” in cui – sottolinea la parlamentare componente della commissione antimafia – vengono evidenziate le presenze in alcune liste elettorali di candidati facenti parte dell’amministrazione sciolta per mafia o di loro stetti parenti o di altri collusi o imparentati con uomini delle locali cosche della ‘ndrangheta.

Così Rosarno si prepara a tornare al passato, mentre tre diversi candidati sindaco, tutti in teoria indipendenti, si contendono la poltrona di primo cittadino:  Giacomo Saccomanno ( appoggiato da quattro liste civiche di orientamento centrodestra);  Elisabetta Tripodi (con altre quattro liste, fra cui quella della Pd e della sinistra che si riconosce nell’ex sindaco antimafia Giuseppe Lavorato); e Raimondo Paparatti sostenuto dal Pdl. Quest’ultima lista, proprio ieri sera, ha goduto della presenza del governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti per la chiusura della campagna elettorale. Il presidente della Regione, infatti, si è presentato a Rosarno per lanciare i suoi candidati sindaco e consiglieri.

Sbirciando, però, tra le fila del Popolo della Libertà si avverte la sensazione che “vecchie facce”, quando non si presentano direttamente, si nascondano dietro “nuovi nomi”. Tra i candidati c’è, per esempio, Agostino Barone, che sedeva in consiglio comunale quando due anni fa scattò lo scioglimento. A suo carico i carabinieri avevano allora annotato le frequentazioni con Antonino Cacciola, un uomo, come ricordavano i militari, segnalato all’autorità giudiziaria per associazione per delinquere e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e truffa ai danni dell’Inps.

Nella stessa lista di centro-destra è stata inserita pure Federica Ventre, figlia dell’ex assessore della giunta Martelli, Mimmo Ventre. Nella richiesta si scioglimento del 2008 si ricordava che Ventre annoverava precedenti per truffa a danno alla Comunità europea e che era stato condannato nel 1987 per emissione di assegni a vuoto. E sempre tra i candidati Pdl (al terzo posto) figura anche Antonella Maria Concetta Cordì, cognata dell’ex consigliere Francesco Rao, nipote del consigliere provinciale Gaetano Rao che, a sua volta – emerge nella relazione che era stata trasmessa dal prefetto Musolino alla commissione parlamentare antimafia – “è nipote acquisito del defunto boss Giuseppe Pesce”.

“Patto di solidarietà per Rosarno” è invece una delle quattro liste che fanno capo Saccomanno, in passato già primo cittadino di Rosarno. Ma anche qui il peso dei Pesce si fa sentire.  Tra i candidati c’è, per esempio, farmacista Pasquale Aldo Borgese, presidente di una delle tante associazioni antiracket presenti in Calabria, che si ritrova il figlio fidanzato con la figlia del boss Marcello Pesce, attualmente latitante. Un altro aspirante consigliere è poi il diciannovenne Girolamo Falleti, figlio di Cecè Falleti, candidato con “Noi Sud” alle regionali del 2010 e condannato per truffa.

Per garantire le quota rosa, Saccomano sarà poi sostenuto anche dalla lista “Città del Sole” guidata da Rosanna Careri, moglie di Mimmo Garruzzo, ex assessore nella giunta Martelli e più volte sorpreso in compagnia di Giuseppe Bellocco, esponente di spicco della ‘ndrangheta di Rosarno, oltre che in compagnia di Antonio Francesco Rao, tratto in arresto nel febbraio del 1989 nell’ambito di un’operazione antimafia.

Nella lista “Nuovi orizzonti” troviamo invece Salvatore Barbieri (ex assessore con delega al bilancio nella giunta Martelli) e Antonino Rao (ex vicesindaco, ex consigliere provinciale dell’Udc ed ex primo cittadino di Rosarno). Quest’ultimo, si leggeva già nella richiesta di scioglimento del comune di Rosarno del 2008, vanta pregiudizi di polizia per associazione mafiosa, abuso d’ufficio, falsi in genere e violazioni nel settore inquinamento delle acque. Sempre in “Nuovi orizzonti” milita anche Tiberio Sorrenti, ex consigliere di Forza Italia che, ricordava due anni fa il prefetto Musolino, era finito in carcere nel 2007 per un’inchiesta su una truffa ai danni dell’Unione europea.

Nella lista “Indipendenti azzurri”, infine, ecco il curriculum di Antonio Domenico Barbalace (ex consigliere di maggioranza con Martelli). Anche Barbalace era citato nella richiesta di scioglimento   visto che era stato controllato, in occasione di un posto di blocco, mentre si trovava in compagnia del pregiudicato Michele Bellocco.

Barbalace si ritrova in lista con Rosario Malvaso, un ex consigliere di minoranza pure lui citato nei documenti che portarono nel 2008 allo scioglimento. Il prefetto aveva intatti allora ricordato che Malvaso, nel 1964, era stato deferito, in stato di irreperibilità, dai carabinieri di Rosarno per tentato omicidio. Una denuncia seguita a ruota da quella per associazione a delinquere di tipo mafioso e, in seguito, anche per violazione delle norme in materia ambientale.

Le premesse per tornare al passato ci sono, insomma, tutte. Domani mattina urne blindate dopo una campagna elettorale in cui la parola ‘ndrangheta è stata pronunciata a bassa voce e per dire che solamente che “non è un problema solo del Sud, le cosche operano tanto da noi quanto in Lombardia”.

Lucio Musolino

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