Il sottosegretario Vegas sarà il nuovo presidente della Consob, il professor Catricalà andrà invece alla Autorità per il gas e l’energia. La notizia, salvo rare eccezioni, non sembra aver destato particolari emozioni e preoccupazioni nel mondo politico, eppure siamo in presenza di un cambio della guardia alla guida della autorità chiave: quella antitrust, quella che dovrebbe far rispettare le regole della concorrenza e stroncare i conflitti di interesse.

Catricalà ha fatto cose non disprezzabili in materia di pubblicità occulta, di truffe ai danni dei consumatori, di liberalizzazioni in alcuni settori, ma si è fermato sempre di fronte al conflitto di interesse maggiore, non ha mai osato affrontare le metastasi in atto nel mercato raiotelevisivo, non ha mai rilevato infrazioni degne di essere segnalate. Sotto questa profilo la sua esperienza non può essere archiviata positivamente. La sua nomina dovrà ora essere ratificata dalle commissioni competenti della Camera e del Senato. Sarebbe un errore liquidare il tutto con un voto di cortesia, quasi un atto dovuto.

Il via libera a Catricalà dovrà essere legato ad una pubblica discussione sui modi e sulle forme con le quali i presidenti delle camere sceglieranno il suo successore, anche perchè nell’attesa la reggenza sarà affidata al professor Pilati, uomo abile e preparato, organicamente legato al partito del conflitto di interessi, grande ispiratore della legge Gasparri, esponente dell’ala dura del berlusconismo.

Cosa faranno i presidenti delle Camere? Sceglieranno una figura di indiscutibile competenza ed autonomia o indicheranno un guardiano della conservazione e dei conflitti di interese? In questa rosa avranno spazio personalità, per fare qualche esempio, quali Vittorio Grevi, Stefano Rodotà, Massimo Riva, Pierluigi Celli, oppure saranno pescati tra i politici trombati o tra i consulenti aziendali di fiducia del presidente del consiglio?

I presidenti delle camere, in particolare Fini, saranno chiamati ad una scelta che avrà grande ripercussione sul sistema industriale e sul medesimo sistema della comunicazione, stravolto dal conflitto di interesse, spetterà a loro indicare o un garante dell’interesse generale o un mazziere di Arcore.

Per quanto ci riguarda, come Articolo21, terremo i riflettori accesi, faremo il massimo rumore possibile, affinché la questione non sia condotta nel felpato silenzio che piace tanto ai lobbisti e alle logge che, su queste scelte, hanno sempre avuto e vorrebbero continuare ad avere l’ultima parola e l’ultima decisione.

Naturalmente non è meno grave la nomina di un sottosegretario in carica alla Consob, vizio che purtroppo nel passato ha riguardato anche l’attuale opposizione. Questo metodo non può e non deve più essere condiviso. Se e quando si voterà nel programma comune sarà indispensabile inserire non solo la risoluzione del conflitto di interessi, anzi di tutti i conflitti di interesse, ma anche il radicale cambio delle fonti di nomina della autorità ed una rigorosa carta delle incompatibilità che impedisca la ripetizione dello spettacolo di questi anni e di questi giorni.

Per rinfrescarci la memoria sarà utile rigurdarsi alcune straordinarie inchieste curate da Report di Milena Gabanelli, una di quelle che, combinazione, avrebbero voluto imbavagliare perché poco rispettosa dei “poteri forti ed oscuri”.

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