Chissà se Massimo D’Alema è consapevole di tutte le forti emozioni, dei vivaci soprassalti, degli increduli sbalordimenti, delle stupefatte epifanie che la sua longeva presenza al vertice della politica italiana continua a regalare al popolo di centrosinistra. Ad ogni sua comparsa, ad ogni sua dichiarazione neppure chi ormai credeva di essere entrato nell’era della Rassegnazione Definitiva può restare insensibile. E’ come se ogni volta dalla sua figurina azzimata e composta, dal suo faccino pallido, quasi azzurrino, spesso ombroso e corrucciato, si irradiasse una contagiosa scarica adrenalinica pronta a risvegliare gli spettatori con scosse e sussulti.

Eccolo all’opera pochi giorni fa il defibrillatore D’Alema. Berlusconi appare indebolito e vacillante e c’è chi spera che l’opposizione ritrovi forza e coraggio, mobiliti i suoi elettori, sventoli un programma e una bandiera per la riscossa? Lui, padre padrone della sinistra, che fa? Non cade nella trappola delle reazioni elementari, prevedibili, quelle che tutti si aspetterebbero. Troppo lucido, troppo astuto, D’Alema, dagli estimatori chiamato il conte Max, o la volpe del Tavoliere, o baffino. Infatti per dare una robusta spallata al governo lui ha escogitato un suo personalissimo piano: convocare il presidente del Consiglio a riferire al Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) sull’utilizzo degli agenti della scorta e sulle misure a salvaguardia della sua incolumità. Che mossa. Nessun altro sarebbe stato in grado di escogitarne una simile. Naturalmente, se poi la cosa avesse una qualsiasi rilevanza, Berlusconi potrebbe non presentarsi mai al Copasir, ma che importa?

Lui, D’Alema, è riuscito ancora una volta a spiazzare tutti e a dare prova della sua acrobatica capacità di meravigliare un pubblico dotato di poca fantasia. Di questa sua abilità nello scegliere l’inaspettato appariva assolutamente soddisfatto. Bastava guardarlo mentre rispondeva alle domande dei cronisti dopo l’annuncio della convocazione. Con quale sorrisino avaro ma intrattenibile, con quale arietta di compiacimento come a dire macchè Machiavelli, Richelieu, Talleyrand. Sì, una mossa davvero inattesa. Del resto è sull’imprevidibilità che D’Alema fa affidamento. Basterebbe ricordare quel sorprendente patto della crostata che fece con Berlusconi a casa Letta nel lontano ’97, rinviando all’infinito la discussione della legge sulla regolamentazione delle frequenze tv. In cambio di cosa? Ecco una domanda troppo ovvia. E chi può dimenticare la stupefacente Bicamerale e i tentativi di accordarsi con Berlusconi per buttare all’aria la Costituzione? O le strabilianti bastonate a Prodi? Qualcuno potrebbe pensare che Massimo D’Alema ci abbia già stupito abbastanza, e che dopo tanta meraviglia sarebbe il caso di passare ad altre emozioni. Ma a dirlo sono i soliti asini, incapaci di apprezzare la sopraffina astuzia di una vera volpe.

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