Non ha responsabilità del crollo – ha detto – e quindi non si dimette. Chiedere le sue dimissioni è “ingiusto e segna l’incattivimento della politica”. Il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi è intervenuto stamattina alla Camera per rispondere alle interrogazioni parlamentari dopo il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei: ”Se avessi responsabilità per quello che è accaduto, credo che sarebbe giusto chiedere le mie dimissioni, anzi le avrei date io senza che nessuno me le chiedesse. Se invece facciamo prevalere serietà, obiettività e misura, allora sarebbe giusto riconoscere che i problemi di Pompei come le situazioni in cui versa il patrimonio artistico si trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli definitivamente e a impostare una strategia efficace”. Nonostante queste scuse il Pd e l’Idv chiedono le dimissioni. I democratici presenteranno una mozione di sfiducia contro Bondi.

“E’ comodo addossare responsabilità a me o al governo per i pochi investimenti. Dobbiamo avere tutti il senso della misura ed evitare strumentalizzazioni di carattere politico. – ha dichiarato – Chiedere le mie dimissioni non sarebbe politicamente e moralmente giusto, non lo merito, sarebbe un segno di incattivimento della lotta politica in Italia. Se devo esplodere come una mina, come dice d’Urso, non è problema che riguarda il patrimonio”. Ha anche aggiunto che “il crollo di un edificio non può cancellare i risultati del lavoro fatto in due anni”.

Entrando nel merito della vicenda Bondi ha detto che “niente faceva presagire l’allarme”. Un sopralluogo qualche giorno prima “non aveva segnalato pericoli visibili”. Per la Schola, spiega, “è collassata la copertura di cemento provocando il crollo. Verosimilmente il crollo ha interessato le murature verticali ricostruite e la copertura. Si sarebbe conservata la parte bassa, quella con le decorazioni che potranno essere restaurate. Si esclude che il danno della copertura sia dovuto a infiltrazioni nel solaio. Dai primi accertamenti il disastro sarebbe dovuto alla pressione delle murature perimetrali dal terrapieno a ridosso della costruzione imbevuto dalle piogge di questi giorni”. Poi il ministro ha ribadito che “non si possono escludere altri crolli”. Quindi, sostiene, il crollo a Pompei “non è colpa delle risorse scarse”, ma del modo in cui tali risorse sono gestite e della mancanza di personale: “Il ministero ha un problema gravissimo di carenza di personale. Dovremmo poter assumere almeno, e dico almeno, 50 architetti e 80 archeologi per fare fronte all’emergenza”.

“Noi chiediamo le sue dimissioni”, ha dichiarato Walter Veltroni nel suo intervento in aula: “Si è chiuso un ciclo. Bisogna spegnere la luce? Si è già spenta. Facciamo in modo che il Paese esca da questo buio”.
“La cultura non si mangia, ha detto un esponente del suo governo, è vero, la cultura si respira, come l’aria” ha detto Veltroni. “Lei, ministro, dice che si è sempre sottovalutato l’impegno per la cultura: parli per lei. In tempi duri e difficili quando si doveva fare la misura per l’Europa le spese per la cultura sono raddoppiate e i governi di centrosinistra hanno sempre aumentato le risorse. Le spese per la cultura sono anticicliche, creano occupazione e turismo. Pompei è il gioiello di tutto questo” e la legge e gli interventi erano stati fatti. “Dopo cos’è successo? Ci sono stati tre sovrintendenti nel suo periodo di governo, la Protezione civile, nessun manager – ha aggiunto – Ora le si chiede un atto di responsabilità, perché i tagli riguardano tutta la cultura italiana, dal teatro allo spettacolo e i fondi verrano tagliati per leggi approvate anche da lei”. Gli esponenti di Futuro e Libertà come Fabio Granata chiedono invece un gesto di coraggio: “Si assuma le sue pesantissime responsabilità politiche”, ha detto il deputato finiano aggiungendo che “tutela dei beni culturali non significa statica custodia ma dinamica prevenzione”.

Intanto, in mattinata, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dopo aver sentito la Soprintendenza archeologica speciale di Napoli e Pompei, ha smentito la notizia sul crollo della Casa del Moralista. Il sopralluogo di questa notte condotto dai tecnici con i Carabinieri della Stazione di Pompei, effettuato a seguito di una telefonata anonima, ha dimostrato la totale inconsistenza e falsità del fatto. “Questo episodio – ha detto Bondi – evidenzia un allarmismo infondato e svela una volontà di creare un clima di esasperazione, che distorce la realtà dei fatti ed ha evidenti finalità strumentali di attacco politico. Per questo ho dato disposizioni alla Soprintendenza Archeologica Speciale di Napoli e Pompei di denunciare tale episodio di procurato allarme alla competente Procura della Repubblica, al fine di evitare ulteriori danni di immagine a questa istituzione con possibili ripercussioni sull’afflusso dei visitatori”.

Articolo Precedente

Copasir, D’Alema rinnova l’invito
per l’audizione del premier

next
Articolo Successivo

Governo, Gianni Letta “Quella di ieri? Una battuta”

next