Lorenzo Cesa e affari poco trasparenti, un binomio raccontato nel libro Mani Sporche (2001-2002 così destra e sinistra si sono mangiati la II Repubblica), di Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio. Ne pubblichiamo un estratto.

Mettendo insieme i tasselli del puzzle investigativo di De Magistris, si incrociano vari comitati d’affari in cui spesso la destra si mescola con la sinistra. Quello dei depuratori delle acque è solo uno dei business analizzati dal magistrato, un business che ha già bruciato oltre 800 milioni di euro. Poi ci sono gli altri sperperi. Le altre truffe. Una di queste, secondo De Magistris, coinvolge Lorenzo Cesa, dal 2006 segretario dell’Udc, che risulta in affari con Schettini e Papello. Nel marzo di quell’anno il pm iscrive Cesa sul registro degli indagati, in compagnia di un folto gruppo di militari, industriali e parlamentari, tra cui il potente generale Walter Cretella Lombardo. Cinquantacinque anni, originario di Arcinazzo Romano, Cesa muove i primi passi nei movimenti giovanili della Dc, dove si lega a Casini. Nel 1993, quand’è un semplice consigliere comunale a Roma, viene stato arrestato dopo un paio di giorni di latitanza perché accusato di essere uno dei cassieri del ministro dei Lavori pubblici, Gianni Prandini. In carcere, confessa: molti imprenditori impegnati nei lavori pubblici dell’Anas gli davano mazzette, che lui poi girava al ministro.

Per questo, nel 2001, Cesa viene stato condannato in primo grado a tre anni e tre mesi di reclusione per corruzione aggravata. L’anno seguente però la Corte d’appello annulla la sentenza per una questione procedurale sulle competenze del Tribunale dei ministri, e il gip, dopo aver dichiarato gli atti «inutilizzabili », stabilisce il non luogo a procedere. Ma in tutto quel periodo Cesa non è rimasto con le mani in mano. Già nel 1994 ha aderito al Ccd di Casini e Mastella e poi all’Udc. E non ha perso il vizio degli affari a Roma e in Calabria.

In Calabria, secondo le indagini di De Magistris, Cesa ha attinto finanziamenti europei col sistema del sostegno pubblico alle imprese. Diventa socio di un’azienda, la Digitaleco Optical disk, che dovrebbe produrre dvd e ha incassato dall’Europa almeno 5 miliardi di lire, senza però produrre neppure un bottone. La società è gestita da Giovambattista Papello (An) e Fabio Schettini (Forza Italia), mentre Cesa ha una piccola partecipazione. Quando i tre la vendono, l’imprenditore che la rileva resta di stucco: la fabbrica è ancora in fase di costruzione, non ha neppure il tetto, eppure ha già superato il collaudo. Quanto ai macchinari, pagati coi soldi dell’Unione Europea, sono ancora imballati in un angolo. Per questo il segretario dell’Udc finisce indagato anche dall’Olaf, l’Ufficio europeo antifrode. Anche perché Cesa è stato europarlamentare e membro della commissione di controllo sul Bilancio: proprio quella che aveva competenza sulle truffe alla Ue.

Più che un politico, il segretario Udc è una macchina da soldi. De Magistris se ne rende conto quando s’imbatte in una sua società di Roma, la Global Media, che fattura quasi 7 milioni di euro l’anno organizzando eventi per società pubbliche molto disponibili: come Anas, Enel, Finmeccanica, Lottomatica, Alitalia. Nelle casse di Global Media entrano, dal gennaio 2001 al 31 dicembre 2006, ben 30 milioni e mezzo di euro. E – sorpresa – il primo cliente, quello che ha pagato di più, è proprio il partito: l’Udc e il suo «progenitore», il Ccd, sborsano complessivamente 3 milioni e 200mila. Seguono l’Enel con 3 milioni e 160mila euro e Lottomatica con 3 milioni e 100mila. Poi c’è il gruppo Finmeccanica, che ha versato 2 milioni e 700mila euro. In quinta posizione arriva finalmente una società privata: Grey Worldwide con 2 milioni di euro. Poi la Sogei, la società informatica del ministero delle Finanze, con 1 milione e 900mila euro. E ancora: la società calabrese Intersiel con 1 milione e 600mila euro, Wind con 1 milione e 180mila euro, Fincantieri con 700mila euro. Anche la Pianimpianti degli amici Mercuri e Bonferroni versa alla società di Cesa 360mila euro. Davvero speciali, questi «clienti»: l’Enel è presieduta da Piero Gnudi, vicino all’Udc. Nel consiglio Finmeccanica siede Franco Bonferroni, già coimputato di Cesa nel processo Anas. Il presidente di Lottomatica era Marco Staderini, uomo dell’Udc, mentre la responsabile delle relazioni esterne era l’ex moglie di Casini, Roberta Lubich. Anche Sogei, Fincantieri e Wind sono società pubbliche o sottoposte all’influenza della politica e vien da chiedersi che fine farebbe Global Media senza questi grandi clienti. La Procura esamina anche l’elenco dei fornitori.

A partire dalla Fidanzia Sistemi, una società pugliese che ha incassato 1 milione e 350mila euro da Global Media e poi ha finanziato (per un importo inferiore) la campagna elettorale del futuro segretario Udc. C’è pure una società straniera, a cui sono andati 250mila euro, con sede a Madeira. Per questo i periti incaricati di esaminare i bilanci di Global Media sospettano che la società sia il «polmone finanziario dell’Udc». Visto il tipo di prestazioni fornite, perlopiù servizi difficilmente quantificabili, è quasi impossibile stabilire se le prestazioni siano congrue rispetto a quanto incassato per ogni singolo contratto.

E non è tutto. Global Media ha ricevuto pure finanziamenti europei (intorno ai 300mila euro) per organizzare convegni e iniziative per gli italiani all’estero. I fondi, stando agli investigatori, passavano attraverso un’agenzia Onu (la Cif-Oil) ed erano giustificati con fatture gonfiate: la differenza tra quanto ricevuto e quanto effettivamente speso veniva poi incamerata da Cesa, che la usava per sostenere il partito. A spiegare il meccanismo ai magistrati è nientemeno che Francesco Campanella, il giovane massone siciliano, dirigente del Ccd e poi segretario nazionale dei giovani dell’Udeur, che ha fornito a Provenzano il documento d’identità che ha permesso al boss di andare a operarsi in Francia. Campanella, nel 2003, incontra a Roma un vecchio amico, pure lui massone: Giovanni Randazzo, il «mandatario elettorale» (in pratica, il tesoriere) di Cesa nella campagna per le europee 2004.

Rispetto all’ultima volta in cui si sono visti, Randazzo è un’altra persona: Mercedes, begli abiti, casa e ufficio a Largo Chigi, vacanze a Vulcano e gommone da 20 metri. «Giovanni, che hai fatto?», domanda Campanella. Il vecchio amico gli svela il nome del suo re Mida: «Lorenzo Cesa mi ha inserito in un sacco di affari. Vuoi diventare il mio uomo in Sicilia?». Campanella accetta: «Randazzo mi disse che Cesa era la mente finanziaria dell’Udc, il factotum, colui che riempiva le casse attraverso questo sistema, che è il sistema di finanziamento dell’Udc». Anche Campanella entra nel «sistema». Si occupa del Pptie, il Programma di partnerariato territoriale per gli italiani all’estero. Il Fondo sociale europeo ha stanziato 8 milioni di euro destinati al ministero degli Esteri per agevolare i rapporti con gli emigrati di successo. E per evitare le gare – racconta Campanella – Cesa e i suoi amici riescono a far assegnare il programma all’agenzia dell’Onu, il Cif-Oil di Torino, per poi sovrafatturare il costo dei convegni e restituire una quota alla struttura politica di Cesa. Tutto infatti – spiega Campanella ai pm – ruota attorno a una serie di società che prendono appalti nel settore del marketing al fine di generare il «nero» da girare a Cesa e al suo partito. Il perno del meccanismo, secondo Campanella, sarebbe un’agenzia che organizza il business: alberghi, hostess, viaggi, biglietti. Il pentito non ne ricorda il nome. Una sola cosa è certa: il convegno finale del Pptie al Grand Hotel di Roma è stato allestito da Global Media.

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