Nicolò Pollari, ex numero uno del Sismi, imputato nel processo milanese d’appello sulla vicenda del sequestro di Abu Omar, ha chiesto ai giudici che interpellino la presidenza del Consiglio dei ministri perché accetti finalmente di far cadere il segreto di Stato sulle vicende che lo coinvolgono. “Ho diritto di difendermi e le accuse a mio carico sono infondate”, ha protestato Pollari, nelle dichiarazioni spontanee rese in apertura del processo d’appello.

Pollari, per il quale il primo grado è stata pronunciata sentenza di non doversi procedere per l’istanza di segreto di Stato, ha spiegato nelle dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della terza Corte d’Appello che ci sono “88 documenti che dimostrano la mia estraneità” alle accuse. Ma la corte d’Appello già in una precedente udienza aveva detto ‘no’ alla testimonianza in aula del premier, Silvio Berlusconi, e dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi.

E’ proprio la posizione del segreto di Stato, infatti, secondo Pollari, a non dargli la possibilità di dimostrarsi “assolutamente estraneo alle accuse”. Al termine delle dichiarazioni spontanee, dopo che Pollari ha ribadito “l’opposizione del segreto di stato su ogni precisa circostanza”, è intervenuto il legale dell’ex funzionario del Sismi, l’avvocato Nicola Madia, che ha chiesto ai giudici con un’istanza di interpellare la presidenza del Consiglio dei ministri affinché si pronunci nuovamente sul segreto di Stato.

Il sostituto procuratore generale, Piero De Petris, ha chiesto al contrario ai giudici della corte d’appello di Milano di non rivolgersi con un “interpello” alla presidenza del Consiglio dei ministri in merito alla sussistenza del segreto di Stato. I giudici si sono riservati la decisione sulla richiesta del legale di Pollari: scioglieranno la riserva solo con la sentenza. Pollari, nelle dichiarazioni spontanee, ha precisato di dover opporre il segreto di Stato su numerose questioni relative al sequestro di Abu Omar, avvenuto nel 2003 e per il quale in primo grado sono stati condannati 23 agenti della Cia. In particolare, ha opposto il segreto sul fatto se abbia mai incontrato tra il 2001 e il 2003 l’ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli, e sul contenuto degli eventuali incontri.

Pollari ha chiarito inoltre di non aver mai parlato della vicenda Abu Omar con Castelli. “Sono assolutamente estraneo alle condotte contestatemi e ciò è provato negli atti”. Gli elementi di prova per difendersi, ha aggiunto Pollari, sono “essenziali”, ma su questi, ha concluso, pesa il segreto di stato, “che non posso violare”. Prima di Pollari, aveva reso dichiarazioni spontanee anche l’ex funzionario del Sismi Pio Pompa, condannato in primo grado a tre anni per favoreggiamento nel sequestro: anche lui ha dichiarato di dover opporre il segreto di Stato su numerose circostanze, ma ha spiegato che le accuse a suo carico sono “completamente destituite di ogni fondamento”, e ha presentato la stessa richiesta di Pollari.

imputato nel processo milanese d’appello sulla vicenda del sequestro di Abu Omar, ha chiesto ai giudici che interpellino la presidenza del Consiglio dei ministri perché accetti finalmente di far cadere il segreto di Stato sulle vicende che lo coinvolgono. “Ho diritto di difendermi e le accuse a mio carico sono infondate”, ha protestato Pollari, nelle dichiarazioni spontanee rese in apertura del processo d’appello.

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