Se errare è umano perseverare è diabolico. Dovrebbe averlo capito anche Vittorio Sgarbi che è stato condannato dal Tribunale di Torino a pagare la somma di 35mila euro per avere reiterato alcune pesanti offese (“è una merda tutta intera”) nei confronti di Marco Travaglio.

Ma andiamo con ordine. La storia comincia durante la puntata di Annozero del primo maggio 2008, quando, dopo un battibecco sulla popolarità di Beppe Grillo, l’allora assessore comunale di Milano dà a Travaglio del “pezzo di merda puro”. Dopo la querela del giornalista, il 10 dicembre del 2009, i giudici lo condannano a pagare 30mila euro. Una decisione che fa inalberare il critico d’arte e che pochi giorni dopo lo convince a reiterare gli insulti aumentando pure la dose. Prima dalle colonne del quotidiano online La Voce d’Italia e due giorni dopo dagli studi di Domenica Cinque, il programma televisivo condotto da Barbara D’Urso, Sgarbi precisa che l’editorialista di Annozero non è solo un pezzo di merda ma “una merda tutta intera”.

Altra querela e, il 6 ottobre 2010, altra condanna. Sanzione di 35mila euro (cinquemila euro in più della volta precedente) e obbligo di pubblicare il provvedimento sul Corriere della Sera e su La Stampa entro quindici giorni dalla data della sua pubblicazione. Ovviamente il tutto a spese di Vittorio Sgarbi che deve anche pagare il conto, circa 3700 euro, di Andrea Fiore, l’avvocato del giornalista.

In questa vicenda è interessante notare la posizione di Sgarbi che, così come riportato dall’ordinanza, sostiene che la frase in oggetto “non ha nessuna valenza offensiva ma positiva per la persona di Travaglio”. Secondo lui, grazie alla sua colorita espressione, il giornalista torinese ha ricevuto della pubblicità indiretta che lo ha pure avvantaggiato nella sua professione di giornalista.

Non deve averla pensata così il giudice Roberta Dotta che però ha riconosciuto come la parola “merda” possa avere anche dei significati positivi. Ad esempio in agricoltura, il termine: “può essere utilizzato per descrivere gli escrementi animali utilizzabili anche in senso positivo quale concime”. Ma non è questo il caso. Secondo il giudice, la parola incriminata viene pronunciata “per esprimere sprezzo e spregio e in tale ultimo senso viene percepita”. Ma soprattutto la frase: “Mi correggo. Travaglio non è un pezzo di merda. E’ una merda tutta intera”, reitera un’espressione già ritenuta illecita e già sanzionata.

Insomma se Sgarbi voleva fare un complimento o della pubblicità al vicedirettore del Fatto, lui non se n’è accorto. E nemmeno il giudice.

Scarica l’ordinanza del Tribunale di Torino

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