Per una bizzarra sincronia, ieri tanto Bersani quanto Galli della Loggia hanno sferrato un durissimo attacco alla logica e alle sue regole più elementari. Il primo lo ha fatto in una intervista a “la Repubblica” dedicata alla manifestazione Fiom, il secondo con un editoriale del “Corriere della sera” dedicato a Berlusconi. Bersani sostiene che il Pd deve stare sia con la Fiom che con Bonanni. Solo che Bonanni ha concluso la manifestazione Cisl a piazza del Popolo (quattro gatti) al marchionnistico grido di “dieci, cento, mille Pomigliano!”, Landini quella della Fiom (un mare incontenibile di operai e cittadini) chiedendo lo sciopero generale contro il “modello Pomigliano”, proponendo il salario sociale, l’obbligo per legge che ogni contratto venga approvato (o respinto) dal voto della base operaia, e il contratto nazionale unico per grandi comparti (industria, commercio, ecc.), cioè l’opposto della frammentazione contrattuale che tanto piace alla marchionnistica combriccola Bonanni, Sacconi e altri Angeletti. Bersani dovrebbe leggersi almeno un verso di padre Dante per sapere che non può cavarsela con la solita chiacchiera ecumenica, non può tenere insieme la strategia Fiom e la capitolazione Bonanni, “per la contradizion che nol consente”, Inferno, canto XXVII, v.120, cerchio dei “fraudolenti”.

Galli della Loggia si toglie invece il prosciutto dagli occhi e spiega ai suoi lettori – con soli sedici anni di ritardo – che “il Pdl (così come prima Forza Italia) … nel caso migliore è una coorte di seguaci ciechi e muti scelti inappellabilmente dal capo; nel caso peggiore una corte d’intrattenitori, nani, affaristi, ballerine, di addetti alle più varie intendenze”. Di modo che “l’operazione storica di sdoganamento della destra compiuta da Berlusconi nei confronti del sistema politico italiano… rimasta per sua stessa colpa a metà … rischia dunque di finire con Berlusconi”. A Galli della Loggia non passa neppure per la testa che la destra sdoganata da Berlusconi è proprio quella degli “affaristi”, delle cricche degli appalti, dell’impunità per le ruberie, degli scudi fiscali, insomma la destra di Mackie Messer, tanto è vero che Fini sente la tentazione di rompere  (quanto ai “nani e ballerine” di cui parlava Rino Formica a proposito del Psi di Craxi, rispetto alle Brambilla e agli Alfano, insomma al personale politico “sdoganato” da Berlusconi, fanno ormai la figura dei giganti). Ammonisce ineffabile Galli della Loggia che quella di Berlusconi fu “un’operazione storica: riconoscerlo è un obbligo di obiettività che anche la sinistra sarebbe ora sentisse”, peccato che per il momento sia rimasta a metà. Figuriamoci se dovesse riuscire fino in fondo.

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