Come tanti, spero tantissimi, ho visto in televisione da Fazio Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, il giovane morto di carcere un anno fa, cui ha dedicato il libro Vorrei dirti che non eri solo.

La forza di questa donna minuta e dagli occhi incredibilmente luminosi, mi era già nota: tutti i suoi interventi, pubblici e dunque doppiamente dolorosi, avevano mostrato quanto determinata fosse la volontà, sua e della sua famiglia, di accertare le responsabilità della morte atroce e assurda di quel fratello fragile e amatissimo. A cominciare dalla decisione di rendere pubbliche le foto del corpo massacrato di Stefano, un corpo tempestato di lividi e ridotto a pelle e ossa: Stefano aveva perso dieci chili in una settimana perché si rifutava di mangiare fino a che non gli avessero fatto incontrare il suo avvocato. Che non incontrò mai, così come la sua famiglia non ricevette, se non dopo la sua morte, la lettera affettuosa che Stefano aveva scritto.

Stefano morto per le percosse e per la rivendicazione dei suoi diritti. Ilaria e la sua famiglia che lottano perché a nessun altro succeda quel che è successo a lui e a loro.

Pensando a Ilaria e alla sua battaglia mi è venuto naturale pensare a Marco Pannella, dal 2 ottobre in sciopero della fame: per celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza, ricordando lo scandalo della guerra in Iraq «che Bush e Blair fecero letteralmente scoppiare solo perché non scoppiassero in Iraq la libertà e la pace; con l’esilio, oramai accettato, da Saddam». Ma anche per chiedere giustizia nelle carceri, per i diritti negati di chi vive in condizioni disumane dietro le sbarre, puntando il dito sulle morti di troppi detenuti: 87, di cui 57 suicidi, solo quest’anno.

Il solito Pannella, i soliti radicali. Insopportabili come quelli che hanno (quasi) sempre ragione. Fissati nella loro insopprimibile esigenza di legalità. Infatti sono sempre loro che a Milano hanno sollevato, carte alla mano, il «caso Fomigoni», o delle firme false apposte alla presentazione della lista «Per la Lombardia» delle ultime Regionali: 374 vergate dalla stessa mano, secondo il perito calligrafo del Tribunale. E ancora loro stanno raccogliendo a Milano le firme per cinque referendum per la qualità della vita: riduzione del traffico, raddoppio del verde pubblico, conservazione del futuro parco dell’area Expo, risparmio energetico e riduzione gas serra, ripristino della Darsena e riapertura del sistema dei Navigli (sono state già raccolte più di 10 mila firme, ma ne servono altre 5mila).

Sono solo le ultime iniziative di quel manipolo di ostinati rompicoglioni. Determinati e assetati di giustizia come Ilaria Cucchi. C’è chi parla, a sproposito, di politica del fare. Be’, nel loro poco splendido isolamento Pannella, Bonino, Cappato & C. fanno. Parlano tanto, è vero (conosco per esperienza diretta la torrenzialità di Pannella), ma poi fanno. E sanno quel che fanno. E ci aiutano, noi che parliamo e scriviamo, a confrontarci con i problemi veri, con la vita, con la morte.

Articolo Precedente

Non chiamatele ROSA

next
Articolo Successivo

Bossi, chiedo lo sciopero dalle fregnacce

next