Questa mattina Emma Marcegaglia ha sollevato dal ruolo di responsabile della comunicazione istituzionale per la presidenza di Confindustria Rinaldo Arpisella. Ma la presidente di Confindustria sarebbe dov’è senza il suo collaboratore? “Penso proprio di no” dicono alcuni di lui. Perché questo ex giornalista di 58 anni era molto più di un portavoce per Emma Marcegaglia.

Per capirlo bisogna osservare come è cambiata Confindustria al vertice da quando c’è lui: sempre più verticale, sempre più accentrata sulla presidenza, con le figure di peso nei ruoli chiave che hanno lasciato il posto a tecnici. Quello che conta è la presidenza e, per accedervi, bisognava passare da Arpisella, che lavora per la Marcegaglia dal 1996 ma frequenta i corridoi confindustriali da molto prima, da quando si occupava dell’immagine degli industriali di Monza e Brianza o dell’Ania (l’associazione degli assicuratori) o delle Ferrovie Nord. A ogni assemblea, assise, o convegno importante, lui c’era. Poi ha accompagnato l’ascesa di Emma Marcegaglia, gradino dopo gradino, fino alla vicepresidenza nella Confindustria guidata da Luca Cordero di Montezemolo e poi alla presidenza. Certo, il ruolo di Montezemolo nell’incoronazione di Emma alla guida degli industriali è stato determinante, ma chissà se lei ce l’avrebbe fatta senza Arpisella al suo fianco.

Noi, cioè Confindustria

“Se incominciamo a rompere i coglioni noi, cioè come Confindustria…”. È in questo passaggio della telefonata al cronista di Panorama Giacomo Amadori che si capisce una delle ragioni del successo di Arpisella. La vicenda, ricostruita dal settimanale ieri, è questa: Amadori lavora a un’inchiesta su appalti per lo smaltimento dei rifiuti a Napoli e deve scrivere del consorzio Cogeam, di cui è socio di maggioranza il gruppo Marcegaglia. Arpisella chiama e chiede di lasciare fuori l’azienda per cui lavora. Ma la minaccia di “rompere i coglioni” la fa a nome di Confindustria. Perché, primo nella storia recente dei portavoce di viale dell’Astronomia, manteneva, fino a questa mattina, il doppio incarico, lavorava per l’azienda del presidente e per la presidenza di Confindustria. Dettaglio che non è mai passato inosservato dentro l’associazione, più di un imprenditore è sobbalzato leggendo il titolo del Corriere della Sera di ieri: “Panorama: minacciati da Confindustria”. Non dal gruppo Marcegaglia.

La sovrapposizione di questi giorni non è gradita, pare, soprattutto a quella parte della squadra di vertice che è meno allineata con la presidente: da Alberto Bombassei ad Aurelio Regina e Gianfelice Rocca. La cosa più gentile che dicono di Arpisella, dentro Confindustria, è che “è molto temuto”. Non da tutti nello stesso modo, ma l’ex-superportavoce era riuscito ad accreditarsi come un consigliere di peso, alimentando il sospetto che fosse un’eminenza grigia. Pare che lasciasse intendere spesso di essere lui il vero direttore generale dell’associazione, posizione che al momento è ricoperta da un economista di livello internazionale come Gianpaolo Galli che ha un profilo da tecnico più che da uomo di relazione. Il suo predecessore, Maurizio Beretta, se n’è andato in modo un po’ traumatico a fine 2008, proprio dopo tensioni con Arpisella che interpretava in modo estensivo il proprio ruolo. Ottenuto anche un cambio della guardia alla testa dell’ufficio stampa dell’associazione, Arpisella ha completato la bonifica per cancellare le tracce dell’era montezemoliana. Ma il suo attivismo lo ha portato in qualche occasione ad avere rapporti burrascosi anche con Daniel Kraus, vicedirettore generale che è il braccio operativo della Marcegaglia nell’organizzazione. E proprio la presidente si è dovuta spendere personalmente per far ricucire i suoi due collaboratori di maggior peso (il terzo è Giancarlo Coccia, ma è meno influente) ed evitare uno scisma al vertice.

L’operazione Riotta

I manuali di comunicazione insegnano che bisogna sempre mettersi in sintonia con l’interlocutore, parlare il suo linguaggio. E in questo Arpisella è bravo. Nella telefonata con il vicedirettore del Giornale Nicola Porro, spiega che la nomina di Gianni Riotta alla guida del Sole 24 Ore è stata decisa ai piani alti: “È stata concordata, c’è il benestare di Berlusconi e di Letta su quella [la nomina, ndr] di Riotta tu forse non lo sai ma è così”. Peccato che nei corridoi di Confindustria in tanti lo abbiano sentito vantarsi spesso dell’autonomia dimostrata dalla Marcegaglia nello scegliere Riotta, direttore non berlusconiano che doveva lasciare la poltrona da direttore del Tg1 (dove è arrivato Augusto Minzolini). Anche la stessa Marcegaglia ha spiegato ai magistrati che Berlusconi e Gianni Letta sono stati informati solo per cortesia istituzionale. Quelle dichiarazioni sono state il primo segnale a seguito del quale Emma Marcegaglia si sente costretta a prendere le distanze dallo storico collaboratore. Dopo le anticipazioni delle telefonate pubblicate da Panorama, ha diffuso un comunicato per dire che “contenuti e tono” delle parole di Arpisella “non mi appartengono”. Questa mattina la Marcegaglia ha annunciato il ritorno del portavoce a un unico incarico: “Rinaldo Arpisella tornerà ad occuparsi dell’azienda, che è in momento di grande espansione, e ha bisogno del suo lavoro”. Un modo elegante di scaricarlo: Emma non poteva tenerlo ancora con sè.

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