PARIGI – Su Le Monde, Nicolas Sarkozy aveva perso su tutta la linea. Il giornale, sull’orlo della bancarotta, cercava d’urgenza un acquirente. E il presidente spinse avanti qualche suo amichetto. Ma alla fine, complice una redazione agguerrita, Le Monde è finito nelle mani di un terzetto in odore di antisarkozysmo, formato dagli imprenditori Pierre Bergé, Matthieu Pigasse e Xavier Niel. Una delle sonore sconfitte di Nicolas nell’estate appena trascorsa. Ora il presidente ci riprova: è in vendita un altro quotidiano, influente: Le Parisien. E, “casualmente”, si è fatto avanti Serge Dassault, 85 anni, il patriarca dell’omonimo colosso aeronautico. Alias amicissimo del presidente.

Riuscirà Dassault nel suo intento? Non è detto, perché, pure in questo caso, i giornalisti, al centro dei giochetti di potere, si stanno muovendo. Ma, innanzitutto, cominciamo con le presentazioni. Monsieur Dassault è la quintessenza di una certa Francia trafficona e dal sapore italiota. E’ uno degli imprenditori più ricchi del paese. Ma si è buttato anche nella politica, senatore dell’Ump, il partito di Sarkozy. E’ stato pure sindaco dal 1995 al 2009 di Corbeil-Essonnes, bizzarro borgo di 40mila abitanti della regione parigina, miscuglio di residenze di alti borghesi e casermoni d’immigrati. L’anno scorso, pero’, Serge è stato spodestato dalla giustizia, condannato per aver comprato voti alle precedenti elezioni comunali a suon di bustarelle piene di euro. Suo padre, Marcel, già aveva fatto la fortuna di Jacques Chirac. Serge, ora, quella di Sarkozy. Lo accompagna in ogni visita ufficiale all’estero, nella speranza di piazzare qualche Rafale, i suoi caccia militari supertecnologici. Finora, pero’, solo lo stato francese ne ha comprati, anzi ha da poco anticipato la commessa, malgrado un deficit pubblico in fase di lievitazione, pur di aiutare il vecchio Serge. Lui ha anche messo le mani sul Figaro, quotidiano importante, diventato ormai voce ufficiale del sarkozysmo. Quando un inviato del giornale ando’ a intervistare Vladimir Putin, fu Serge ad accompagnarlo col suo jet privato. Assistette all’incontro. E invito’ tutti la sera in uno dei più cari ristoranti di Mosca. Di sicuro colse l’occasione per parlare dei suoi Rafale. Monsieur Dassault è fatto cosi’.

Veniamo al Parisien. Se si considera anche la sua versione nazionale, Aujourd’hui en France, ha venduto 479.668 copie in media al giorno nel periodo luglio 2009-giugno 2010. E’ secondo solo a Ouest-France. Le Parisien è un quotidiano popolare, ma di qualità. Uno strumento d’influenza prezioso sull’opinione pubblica, in vista delle presidenziali del 2012. La proprietaria, un’altra anziana signora, MarieOdile Amaury, la zarina della stampa francese, chiede 200 milioni di euro, una cifra esorbitante. Ma Serge si è fatto comunque avanti: spinto, lo pensano in tanti, dal solito Nicolas. Dopo il colpo mancato di Le Monde, riuscirà a spuntarla? I giornalisti di Le Parisien sono particolarmente «tignosi», gelosi della loro indipendenza. La Société des journalistes (Sdj), il comitato di redazione, organo eletto internamente, ha già messo in chiaro che «le Parisien non si metterà al servizio di un uomo, di un clan, di un’impresa o di un partito politico». Intanto, cominciano a svegliarsi pure al Figaro. Qui la pressione di Dassault si fa sempre più forte. Lo scorso 26 giugno il giornale aveva pubblicato uno scoop sulle trattative fra gli Emirati arabi uniti e Israele per rifornimenti militari. Ad Abu Dhabi si erano arrabbiati e, per ripicca, avevano deciso di rallentare il negoziato in corso con la Dassault per un ordinativo di Rafale. Serge, furioso, ha imposto allora alla direzione del giornale di sottoporgli gli articoli previsti sui mercati nei quali sta trattando la vendita dei caccia, tipo Libia e Brasile. Nei giorni scorsi finalmente la Sjd del Figaro ha preso posizione contro l’atteggiamento del suo «padrone». E ha lanciato un’inchiesta interna fra i giornalisti su come vedono l’autorevolezza e l’indipendenza del quotidiano. E il suo futuro. Non è che Nicolas perderà il treno anche stavolta?

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