La illustrazione impietosa della realtà senza trucchi né ritocchi risulta spesso sgradevole: memorabile il “…ricordati che devi morire!” immortalato da Benigni e Troisi in un esilarante film. Se poi alle umane vicende si allude in maniera seria o – peggio – preoccupata e protesa verso le naturali reazioni e i necessari rimedi, si incorre in conseguenze ineluttabili quanto insopportabili (sic).

Sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perchè ordinariamente sono sinceri e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata del genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli.” (Leopardi, Pensieri).

Chi per mestiere si dedica alla ricerca non può esimersi, come il medico che ha l’obbligo di informare il malato (che proprio per sapere dal medico si reca) o il magistrato che indaga e poi giudica su mandato del popolo (nel cui nome la giustizia è amministrata) certo non potrà contare sul consenso di gruppi o maggioranze ma solo – come Falcone – sullo “spirito di servizio”.

La materia criminologica non consente deroghe né compromessi in quella che è un’appassionante caccia al tesoro, rappresentata dalla indagine, nonchè una utile identificazione dell’assassino e dei suoi mandanti: per chi opera in Italia la priorità della questione mafiosa si impone in maniera evidente e assoluta, certo non con modalità puramente iconografiche e vanamente celebrative…

Un dato di fatto è costituito dalla scienza (sapere condiviso) che definisce le fattispecie criminali correlate ai rapporti tra organizzazioni di stampo mafioso e massonico e istituzioni repubblicane sì da potersi a ragione e con fondamento sostenere e spiegare il sussistente cosiddetto “doppio stato” (e “doppia verità”), checché ciarlino politici e giornalisti di fede (rectius: malafede!) contraria.

In tal senso l’opera di Rosario Minna Crimini associati, norme penali e politica del diritto. Aspetti storici, culturali, evoluzione normativa, edita da Giuffrè (VII-524, 2007) nella collana Il processo penale accusatorio: “… Occorrerebbe, allora, alzare il livello dell’indagine – e, dunque, anche dello scontro – sui rapporti tra politici e mafiosi. Accade invece che la vita segua i suoi percorsi.

Come non poteva non essere… la lunga marcia contro i giudici (reduci dai trionfi su terrorismo, mafia, corruzione) la guidano i politici, i quali sono tutti dentro quella tenaglia, sia perché sospettabili di collusioni mafiose e corruttive, sia perchè potrebbero ottenere consenso elettorale solo non opponendosi… A loro volta i giornalisti prima non sembrano accettare… poi si mescolano…

Con la legge che abbatte falso in bilancio e prescrizione appare un «inusitato diritto penale dell’amico: un diritto penale della disuguaglianza, che differenzia fra noi e loro, fra i salvati e i sommersi» (Pulitanò D.: Lo sfaldamento del sistema penale e l’ottica amico-nemico, Quest. Giust., 740, 4, 2006.). Il Parlamento non è più il luogo-principe del dibattito e delle scelte politiche perché i partiti politici scadono al livello di agenzie di marketing elettorale e di selezione dei candidati… …

Altro dato di fatto documentato (Referendari Indipendenti, Educazione Civica) la personale esperienza e testimonianza di candidato per la Lista Referendum SI al Senato della Repubblica (1992) e con Massimo Severo Giannini di fondatore e segretario nazionale prima del movimento Democrazia Aperta (13 febbraio 1993) e poi dei Referendari Indipendenti (1994), nonché dei due Referendum del CORID (18 aprile 1993).

In tutte queste occasioni e anche in altre circostanze (clicca qui e qui) chi scrive ha potuto e voluto denunciare con forza – senza mai essere smentito o perseguito (mai una querela od un fascicolo penale aperto a suo carico) – la pericolosità e perniciosità della delega totale offerta da una popolazione in larghissima parte a livelli del tutto insufficienti e sconcertanti di cultura civica e preparazione politica.

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