Già dopo la prima Guerra del Golfo, si iniziò a sospettare che in Iraq fosse successo qualche cosa di terribile. Decine di migliaia di soldati Usa tornarono a casa accusando gravi malattie. Si iniziò a parlare dei proiettili anticarro ricoperti di uranio impoverito e di avvelenamento causato da sostanze chimiche. Dopo la morte di centinaia di reduci il movimento civile iniziò a mobilitarsi in tutto il mondo. Intanto dall’Iraq iniziarono ad arrivare notizie tragiche su malattie e nascite deformi nelle zone dove erano stati impiegati questi proiettili.

Nel 1999 chiedemmo al governo italiano, presieduto da D’Alema, di vigilare sull’uso di questi proiettili nella guerra in Kosovo.

Il 17 aprile 1999 il portavoce Nato, generale Giuseppe Marani, dichiarava che “proiettili anticarro con uranio esaurito sono stati usati dai piloti alleati contro le forze serbe in Kosovo” e ha aggiunto che questi proiettili “non comportano alcun rischio” perché hanno un livello di radioattività “non superiore a quello di un orologio” (da Il Manifesto 20 aprile ’99).

Il consiglio restò inascoltato e dopo la fine della guerra iniziammo a registrare numerosi casi di tumori tra i nostri soldati tornati dalla ex Jugoslavia.

Si è poi scoperto che addirittura il 2 agosto 1996 la Nato aveva diffuso un documento riservato che avvisava i comandi militari nazionali delle precauzioni da prendere per evitare la contaminazione dei soldati (delle popolazioni non ci si curò).

E, in effetti, esiste un documento dell’esercito italiano firmato dal colonnello Osvaldo Bizzarri contenente un’informativa sulle precauzioni da adottare in Kosovo, segno che qualche cosa fu fatto. Ma pare proprio che questo avvertimento non fu preso nella necessaria considerazione dai vertici militari. I nostri soldati restavano stupiti vedendo arrivare i soldati Usa con tute da marziani anticontaminazione, sui luoghi dei combattimenti dove erano stati usati proiettili all’uranio impoverito. I nostri poveri soldati se ne stavano con le loro eleganti divise a guardare e si chiedevano cosa stesse succedendo… (vedi il primo video qui sotto).

Ancora fummo in molti a lanciare appelli contro l’uso di queste munizioni anticarro alla vigilia dell’invasione dell’Afghanistan e della seconda guerra in Iraq.

Ma anche questi appelli restarono inascoltati.

La follia è che già nel ’79 un rapporto del U.S. Army Mobility Equipement Research & Development Command sosteneva che l’uso di questi proiettili metteva in pericolo “non solo le persone nelle immediate vicinanze ma anche quelle che si trovano a distanza sotto vento… le particelle… si depositano rapidamente nei tessuti polmonari esponendo l’ospite a una crescente dose tossica di radiazioni alfa, capace di provocare cancro e altre malattie mortali“.

Un altro studio commissionato dall’esercito americano (Science Applications International Corp., luglio 1990) afferma: “l’uranio impoverito provoca il cancro quando penetra nell’organismo e la sua tossicità chimica causa danni ai reni“.

Il San Francisco Examiner del 17/08/97 riporta il testo di un manuale di addestramento militare U.S.A. che raccomanda di usare sempre guanti speciali toccando i proiettili e di indossare una maschera speciale mentre questi vengono sparati, concludendo: “Ricordate di stare sempre lontani, se possibile, dagli equipaggiamenti e il terreno contaminati“.

Per rendersi conto del disastro provocato dall’uso di questi proiettili, ricordo che gli elicotteri Apache e gli aerei A10 sono dotati di un cannoncino a 7 canne in grado di sparare 4.200 proiettili al minuto.

Ogni proiettile è ricoperto da circa 300 grammi di uranio. Le stime parlano di più di 300 tonnellate di uranio esaurito scaricate su Iraq e Kuwait solo nella prima Guerra del Golfo.

Decine di migliaia sarebbero i morti, gli aborti e le nascite deformi, centinaia di migliaia i malati tra i civili.

Vedi lo studio del professor Siegwart-Horst Gunther, presidente della Croce Gialla, sulle malattie contratte da bambini che si erano trovati a giocare con i bossoli esplosi di questi proiettili e sulle nascite deformi nelle zone dei combattimenti.

Un orrore immenso che colpisce le popolazioni anche nelle aree di guerra in Somalia, ex Jugoslavia e Afghanistan.

La favola delle guerre umanitarie mostra il suo volto criminale.

Negli ultimi anni sono decine le nuove ricerche che hanno comprovato la tossicità dei proiettili all’uranio impoverito, l’unico dubbio è se sia la radioattività ad avvelenare o le micropolveri metalliche che si diffondono nell’atmosfera in seguito alle esplosioni.

La comunità internazionale non sta facendo quasi nulla contro questa follia criminale né si interviene per bonificare le aree contaminate e le popolazioni che siamo andati a liberare continuano a morire.

E spuntano anche denunce per morti sospette avvenute in Costarica e Sardegna, intorno a Quirra, nei pressi di poligoni militari dove sarebbero stati utilizzati proiettili all’uranio impoverito.

Intanto i morti tra i nostri militari sarebbero, secondo alcuni una settantina, secondo altri centinaia e i malati migliaia.

Ma il conteggio è estremamente complesso.

Altrettanto complessa la battaglia per ottenere risarcimenti dallo Stato italiano.

Video promosso da www.vittimeuranio.com

Guarda anche l’inchiesta di Report sui casi di tumore in Sardegna

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