Aiuto, qualcuno salvi i mobili Aiazzone. Il marchio dell’arredamento diventato famoso negli anni Ottanta per i prezzi più che abbordabili e le gigantesche campagne di spot nelle tv locali, si trova di nuovo nei guai. E   questa volta la vicenda tira in ballo grandi gruppi bancari come Unicredit e anche Giampiero Palenzona, fratello di Fabrizio che di Unicredit è vicepresidente. Ma andiamo con ordine e partiamo dalle cifre in gioco. Secondo indiscrezioni, l’esposizione della galassia Aiazzone (holding e società operative) verso il sistema bancario tocca i 200 milioni di euro.

Oltre a Palenzona, tra gli investitori coinvolti nella vicenda troviamo almeno    un altro personaggio noto alle cronache come Gian Mauro Borsano, già deputato socialista ai tempi di Bettino Craxi, nonché ex presidente del Torino calcio coinvolto nel processo sui pagamenti in nero per la vendita del calciatore Gianluigi Lentini al Milan di Silvio Berlusconi. Al suo fianco un paio di anni fa era sceso in campo anche Giampiero Palenzona, fratello maggiore del più noto Fabrizio, che è un personaggio di primo piano della finanza nazionale come vicepresidente di Unicredit e amministratore di Mediobanca. In questi giorni il

Palenzona finanziere è stato al centro delle concitate manovre che hanno portato alla defenestrazione dell’amministratore delegato Alessandro Profumo. Particolare importante: da tempo commercialisti, banchieri e consulenti vari sono al lavoro con l’obiettivo    di evitare il crac del gruppo che comprende Aiazzone. Ebbene, tra le banche più esposte troviamo proprio Unicredit amministrata da Fabrizio Palenzona. Fonti coinvolte nel tentativo di salvataggio segnalano che l’esposizione di Unicredit sarebbe di alcune decine di milioni. Altri istituti coinvolti sarebbero il Monte dei Paschi e il Mediocredito Toscano. Con la crisi di Aiazzone le banche rischiavano grosso. Proprio per questo sono partite le trattative per trovare l’accordo sul concordato preventivo.

Triste epilogo per un’azienda che stava cercando di tornare ai fasti di un tempo. Fallita e risorta più volte nell’arco dell’ultimo decennio, Aiazzone, nata a Biella, in Piemonte, è ripartita un paio di anni fa integrandosi con l’altra catena Emmelunga. Forte di una rete con decine di punti vendita e trainato da una faraonica campagna pubblicitaria il gruppo controllato da Borsano, Palenzona e soci si è però ben presto trovato a corto di carburante finanziario. I fornitori hanno cominciato a lamentare mancati pagamenti e qualcuno si è   rivolto al tribunale per chiedere il fallimento della catena commerciale, che nel frattempo faticava anche a pagare lo stipendio ai dipendenti. Da qui la scelta di tentare la carta del concordato per evitare guai peggiori.

Il fatto è, però, che da una decina di giorni la situazione si è fatta ancora più complicata. La procura di Roma ha tirato le fila di un’inchiesta per evasione fiscale che coinvolge 60 persone e numerose società. Tra queste ci sono le aziende della rete di Aiazzone. Nella lista degli indagati, oltre al presidente di Confcommercio Lazio, Cesare Pambianchi, troviamo Borsano, Giampiero Palenzona e il loro socio Renato Semeraro. Le indagini riguardano un’evasione milionaria dell’Iva che, secondo l’accusa, sarebbe stata realizzata anche trasferendo all’estero società sull’orlo del fallimento per evitare il pagamento delle imposte. L’inchiesta penale farà il suo corso, ma intanto rischia di compromettere le possibilità di arrivare al concordato. L’epilogo peggiore per Giampiero Palenzona e per l’Unicredit, amministrata da suo fratello Fabrizio.

Da il Fatto Quotidiano 24 settembre 2010

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