Spazzatura per le strade, proteste antidiscariche, guerriglia urbana, camion dati alle fiamme. No, non è il 2008, quando l’emergenza rifiuti nella Campania rossa di Bassolino fu tra le cause del collasso del governo Prodi. Siamo nel settembre 2010, la Campania è azzurra e al governo c’è Berlusconi, il premier-spazzino che aveva annunciato la risoluzione definitiva del problema, emanando nel dicembre 2009 un decreto che ha steso le basi del nuovo ciclo integrato dei rifiuti, che affida pieni poteri alle Province (li otterranno nel 2011) e ha proclamato la fine dell’emergenza e del commissariamento. Un decreto che dopo appena nove mesi, fa acqua da tutte le parti: le discariche sono in via di esaurimento, l’inceneritore di Acerra funziona poco e male (fuori uso due forni su tre), la differenziata è ferma a livelli da terzo mondo. Sotto il 20% a Napoli, che produce più della metà della monnezza campana. E ben lontana dal 40% che rappresenterebbe lo standard minimo per prolungare la vita degli sversatoi e dare respiro a un territorio martoriato.

Gli scontri di Terzigno Da quattro giorni i comitati civici dei comuni ricompresi tra Terzigno e l’area boschese in provincia di Napoli, sono in rivolta, occupano l’aula consiliare di Boscoreale e presidiano a singhiozzo i cancelli e le strade di accesso di Cava Sari, la discarica collocata all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. Lo sversatoio è in esercizio da circa un anno, ha una capacità complessiva di 750.000 metri cubi, accoglie circa il 75% dei rifiuti prodotti tra Napoli e provincia ed è vicino alla saturazione. La protesta ostacola il conferimento dei rifiuti: decine e decine di camion attendono in fila il loro turno, tra urla e proteste dei residenti, mentre la polizia in tenuta antisommossa cerca di mantenere l’ordine pubblico.

Afflitti dall’odore nauseabondo che a partire dal tardo pomeriggio raggiunge ogni sera i comuni di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e dintorni, gli animatori dei comitati affermano che la discarica provoca consistenti danni anche patrimoniali (il deprezzamento delle case, rilevano le agenzie immobiliari, è del 15-20%) e temono l’apertura di una seconda discarica a poche centinaia di metri, in località Cava Vitiello, capace di accogliere circa 3.500.000 tonnellate di rifiuti. L’attivazione di Cava Vitiello è prevista in virtù di una legge approvata nell’estate 2008.

Nella notte tra giovedì e venerdì ci sono stati scontri tra i manifestanti e la polizia. Gli agenti hanno caricato dopo lo sradicamento di un cartello stradale. Un sasso lanciato dalla folla ha colpito in viso il vice questore Sergio De Mauro, dirigente del commissariato di Acerra: dente rotto e dieci punti di sutura per lui. Feriti anche due manifestanti. Ignoti hanno dato alle fiamme due camion delle aziende di igiene urbana, carichi di monnezza da conferire. Sommosse simili sono avvenute nella notte tra martedì e mercoledì, quando dei facinorosi provenienti dalle campagne hanno bruciato otto camion. Tre automezzi danneggiati appartenevano all’Amav Ambiente, che si occupa della raccolta rifiuti a Sant’Anastasia. Un altro automezzo apparteneva alla Multiservizi di Castellammare di Stabia. Il sindaco di Boscoreale Gennaro Langella, colto da malore, quella notte fu ricoverato in ospedale. “Fino a quando sono stato presente – ha detto il primo cittadino – era stata una manifestazione tranquilla. Sono profondamente rammaricato per quanto è accaduto in seguito. Si tratta di vandali e delinquenti che nulla hanno a che fare con la nostra pacifica protesta”. A dispetto dei medici che vorrebbero imporgli riposo assoluto, Langella ha rifiutato il ricovero ed è tornato per le strade di Boscoreale a “caccia” di camion da sanzionare, applicando un’ordinanza che vieta il transito dei mezzi pesanti dalle 23.30 alle 9 di mattina, per impedire sversamenti fuori orario. Il sindaco ora studia con gli altri primi cittadini del comprensorio nuove ordinanze per ostacolare il passaggio degli autocompattatori sulle loro strade e conferma, nonostante la salute precaria, di voler di iniziare lo sciopero della fame a partire da domani. “E’ una forma estrema di lotta per difendere il territorio e i miei concittadini da questo ennesimo annunciato scempio del Parco del Vesuvio”.

Disordini a Napoli Il capoluogo campano è di nuovo coperta di rifiuti. Ben 600 tonnellate ieri, spalmate lungo le vie del centro e del lungomare. Potrebbero oggi salire a 2000, se la raccolta non riprenderà a pieno regime. I sacchetti sono rimasti a terra a causa della protesta selvaggia di dipendenti e interinali di Enerambiente, la società che effettua il servizio per conto di Asìa, la municipalizzata di igiene urbana. Una valanga di certificati medici e di braccia incrociate senza preavviso hanno di fatto paralizzato l’attività. Sono 400 i posti di lavoro a rischio a partire dal 1 novembre, quando il servizio verrà affidato a due ditte liguri. Sulla vicenda Enerambiente, un complicato intreccio di contratti e subappalti, investigano l’ispettorato del lavoro e la Procura di Napoli. Ma si indaga anche sull’ipotesi di interruzione di pubblico servizio. Nel pomeriggio di ieri gli uffici di Enerambiente sono stati praticamente distrutti, e 46 automezzi seriamente danneggiati. Un raid vandalico dai tempi e dalle coincidenze sospette, che ha indotto il questore di Napoli Santi Giuffrè a disporre la scorta di polizia per i camion che nella notte hanno ricominciato a raccogliere la spazzatura per le strade di Napoli in condizioni di sostanziale tranquillità. Seguendo le disposizioni del sindaco Rosa Russo Iervolino e dell’assessore all’Igiene Paolo Giacomelli, si darà priorità al prelievo nel centro e nelle vie del lungomare perché – così affermano – le periferie sono già abbastanza pulite. Negli ultimi mesi, invece, di solito è accaduto il contrario: centro pulito e periferie trascurate.

La posizione di Guido Bertolaso Secondo il capo della Protezione Civile, intervistato da Radio Kiss Kiss, la discarica di Cava Vitiello va aperta presto, e ci sono molte anomalie che “vanno denunciate subito”. “Una nuova emergenza-spazzatura? Vedo un tentativo di speculare e strumentalizzare una situazione che dovrebbe essere in teoria sotto controllo” afferma l’ex commissario all’emergenza rifiuti in Campania. “Abbiamo realizzato una serie di discariche a norma, approvate a livello europeo e abbiamo aperto e collaudato il famoso termovalorizzatore di Acerra, che sta funzionando meglio dei termovalorizzatori del Nord. La raccolta differenziata non è passata in maniera capillare, quindi non è ancora in grado di risolvere i problemi dei cittadini. La verità è che la spazzatura non viene portata via, è un problema di organizzazione, un problema di competenza delle realtà municipali”.

“Per migliorare questa situazione – sostiene Bertolaso – bisogna aprire altre discariche: quando fui nominato, fu fatto un decreto legge, poi convertito nel luglio 2008 e diventato legge, approvata a larga maggioranza anche dall’opposizione. In quella legge era prevista l’apertura di altri siti di alcune discariche: specificatamente si parla di Terzigno ed altre due cave utilizzabili per queste attività. A Terzigno ci sono stati degli scontri ed il presidente della Provincia di Napoli, Cesaro, ha dichiarato che non vuole aprire Cava Vitiello? Se davvero non vuole farlo, va contro la legge, a me è stato insegnato che tutti i cittadini devono rispettare la legge”. Bertolaso parla poi “di movimenti strani” intorno agli ultimi avvenimenti. “Tutto quello che non funziona lo denunceremo in modo molto chiaro. Se la legge non viene applicata fa bene la magistratura ad indagare”.

Pronta la replica dei legali che assistono i comitati antidiscarica: “Il decreto del dicembre 2009 ha superato il decreto del luglio 2008, quindi l’apertura di Cava Vitiello non è scritta da nessuna parte. Discariche a norma? Ma se siamo stati sanzionati più volte dalla commissione parlamentare europea, che pochi mesi fa è venuta proprio qui a Terzigno!”. E sull’inceneritore di Acerra, l’ex presidente della Commissione Ambiente del Senato Tommaso Sodano parla apertamente “di presa in giro dei cittadini. Bertolaso non dice cose vere. Quell’inceneritore non funziona ed è inquinante, il secondo e il terzo forno sono saltati e l’impianto funziona a singhiozzo e ha sforato il limite di emissioni inquinanti per un numero di giorni superiore a quello consentito dalla legge”.

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