In questi giorni si fa un gran parlare del divieto di portare il velo, sia in Francia, che in Italia. Vi sono addirittura proposte di legge che prevedono il divieto di indossarlo in pubblico.

Un problema serio, insomma. Un problema nato probabilmente dalle inevitabili difficoltà di integrazione tra culture diverse, ed acuito (involontariamente?) da un certo modo di fare politica, che porta ad avere paura del diverso e, quindi, a riavvicinarsi a chi ci deve “difendere”da questo “diverso”, cioè la politica.

Diverse mamme, è notizia di cronaca, hanno protestato pubblicamente contro un’altra mamma (di religione musulmana) che aveva portato i figli a scuola indossando il burqa, spaventando i loro cattolicissimi pargoli.

Cosa ne penso?

Ebbene si, lo confesso, anche io sono stato uno di quei bambini traumatizzati dal velo.

Tra i miei ricordi di infanzia c’è ancora la paura di quei volti, dove si vedeva solo una parte del viso delle donne che lo indossavano e dove i capelli sparivano sotto il tessuto . Erano veli di un colore scuro: nero, grigio, grigio cenere. Non saprei con esattezza. Anche l’abbigliamento di queste donne era tutto scuro, e lungo fino a terra.

Ero piccolo, ma lo ricordo ancora bene.

Quando entravo in quel posto mi chiedevo dove fossi finito. Un luogo che mi sembrava così lontano, così diverso dalla mia casa, dal mondo che mi circondava quotidianamente al di fuori di quelle mura.

Sì, non posso negarlo: avevo una gran paura delle donne con il velo. Così innaturali, così forzate, così diverse, ai miei occhi di bambino. Probabilmente doveva sembrarmi la personificazione femminile dell’uomo nero, che rappresentava l’incarnazione immaginifica del male, almeno per i bambini della mia generazione.

Ci ho messo molto tempo ad abituarmi, ma quel timore, in fondo non è mai passato in tutti gli anni in cui sono dovuto entrare in quel posto.

È per questo che, a distanza di anni, in occasione del dibattito politico in corso, mi chiedo, con la maturità di un giovane padre alla soglia dei 40, se sia giusto che i bambini debbano essere costretti a vedere donne abbigliate tutte di scuro, con abiti fino a terra, e con il velo che copre in parte il volto, rendendo più difficili i loro sonni.

È davvero necessario portare quel velo?

Me lo chiedo seriamente. Me lo chiedo da giurista. Me lo chiedo da padre. Me lo chiedo da cittadino

Questione di religione, si potrebbe dire.

Ma viene prima la paura dei bambini o una simile regola religiosa?

Difficile dare una risposta. Comunque, è un dato di fatto: tutte quelle donne con il velo mi spaventavano e ne avevo paura. Comprendo quindi i timori degli adulti che sostengono la necessità di questo divieto, anche se, in fondo, mi sento un po’ confuso, e non riesco a maturare una vera decisione.

Dove andavo da bambino?

In un asilo di suore, nella cattolicissima Roma.

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