L’esperienza di Venezia ci ha indignati ma non sorpresi. Sì, è stata una provocazione, ma non nel senso attribuito al termine da poliziotti e tifosi padani. Non cercavamo lo scontro, ma il pretesto per una nuova riflessione collettiva sul livello di degrado raggiunto da un Paese in cui la bandiera nazionale diventa un simbolo di parte, trattato con disprezzo e ostilità dai militanti di un partito di governo. E avevamo bisogno di renderlo visibile, quel pretesto, anche a chi certi spettacoli preferisce non vederli. Vero, opinionisti “liberali”? Vero, dirigenti politici “riformisti” e “moderati”? Vero, presidente Napolitano?

La Lega è una forza politica eversiva, incompatibile con una democrazia rispettabile. La parte sana di questo Paese avrebbe dovuto capirlo e bloccarla molto tempo fa. Altro che “costola della sinistra”, come diceva quel tale: lo stesso che definiva Mediaset “un patrimonio del Paese”. Uniti da un patto scellerato, di ricerca del privato tornaconto e uso amorale del potere, tenuti a galla da un’opposizione palesemente inadeguata, la “costola della sinistra” e Mister “patrimonio del Paese” stanno creando danni, innanzitutto culturali, difficilmente reversibili.

Propaganda e pratiche secessioniste, disprezzo della Costituzione e dei diritti umani, oltraggio alla bandiera e ai simboli di unità nazionale, continue e crescenti manifestazioni di violenza verbale verso chi difende le regole e osa dissentire, uso politico della paura, incitamento alla guerra fra poveri, leggi e provvedimenti discriminatorii, umori razzisti e xenofobi e una crassa, compiaciuta ignoranza, unita a un cinismo mai visto nella gestione delle rendite di posizione: a tutto questo Bossi e i suoi gerarchi verdi ci hanno abituati da vent’anni a questa parte.

Ecco, il punto sta proprio qui: non avremmo dovuto abituarci, non avremmo dovuto sorridere e dimenticare, non avremmo dovuto indignarci ogni volta e subito dopo girare la testa dall’altra parte in attesa di tempi migliori, non avremmo dovuto sottovalutare e derubricare a fenomeno di folklore un partito contrario allo spirito della democrazia costituzionale. Ma non è tempo di piangere sugli errori passati. Come sempre, mettendomi in gioco in prima persona, a me interessa comunicare un concetto semplice, che si chiama responsabilità, e incoraggiare a un comportamento conseguente: prendere posizione e smettere di delegare, ora più che mai, è un dovere per chi non accetti il ruolo del suddito. Non basta votare ogni cinque anni. Non basta sentirsi dalla parte giusta. Non basta indignarsi in solitudine. Occorre muoversi, attivarsi, riprendersi la parola e non lasciarla più. Ogni volta che ci è possibile, nelle forme più diverse, occorre dire con fermezza che c’è un limite invalicabile all’inciviltà.

Prima che sia troppo tardi, posto che non lo sia già, dobbiamo mobilitarci con rinnovata energia per contrastare con ogni mezzo democratico questo fattore di regresso e imbarbarimento che è la Lega. Domani c’è la prima occasione: ad Adro auguriamoci di essere in tanti a manifestare in difesa della laicità della scuola e delle istituzioni pubbliche, contro ogni tentativo di sottoporle a marchi di partiti con assurde pretese di egemonia totalitaria. Portiamo con noi il tricolore, che deve diventare il simbolo della parte d’Italia che si riconosce nella Costituzione e la difende. Mai più un cittadino italiano con la bandiera della propria nazione sulle spalle dev’essere trattato come un intruso o un provocatore. Ricominciamo domani. Ripartiamo da Adro.

Sabato 18 settembre, tutti in piazza in difesa della laicità della scuola pubblica, contro i simboli leghisti. Appuntamento ad Adro, in provincia di Brescia, in piazza Costantino Ruggeri, dalle ore 9 alle ore 12.

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