Anche quest’anno non c’è stata pausa estiva per il giornalismo impegnato. Purtroppo neppure per quello impegnato nel dare man forte all’industria parassitaria della previdenza integrativa.

I campioni di tale specialità, Corriere della Sera e Sole 24 Ore, sono ricorsi a una manovra a tenaglia con due articoli con addirittura quasi lo stesso titolo. Parte il 5 luglio Roberto Bagnoli con “Le sei mosse per garantirsi il futuro” e conclude il 22 agosto Marco Liera con “Le sei mosse per la pensione” (non linkato perché a pagamento; meglio non buttar via soldi per l’ennesima filastrocca a sostegno dei fondi pensione).

Meriterebbe smontarli passo passo, cosa che penso di fare in un mio prossimo libro. Qui mi limiterò a un paio di osservazioni per articolo, rinviando per approfondimenti a una pagina web presso l’Università di Torino.

CorrierEconomia, 5-7-2010, pagg. 1 e 14-15

Il rischio di ottenere meno che col Tfr viene tenuto accuratamente nascosto. Infatti per il futuro sono sviluppati solo scenari favorevoli alla previdenza integrativa; per il passato viene accuratamente ignorato il disastroso ventennio 1963-1982 con la Borsa italiana che perse l’81% e i titoli di stato il 73% in termini reali.

È poi decisamente falsa la tabella dei risparmi fiscali, perché le somme ora non tassate lo saranno in futuro, anche se (forse) a un’aliquota più bassa.

Sole 24 Ore, 22-8-2010, pag. 21

Già la prima delle sei “mosse per costruire il benessere di domani” è capziosa. Liera consiglia di “coinvolgere nell’accumulazione previdenziale altre forme di finanziamento, come il Tfr”, facendo credere che tenuto in azienda non abbia una funzione previdenziale. Che invece svolge in modo egregio, essendo molto meno rischioso che intrappolato in un fondo pensione.

Spudorata la quarta mossa: “Non investite i risparmi previdenziali in attività troppo a breve termine e liquide che rischiano di non proteggervi dall’inflazione”. Ma se proprio questo è il pericolo con fondi pensione, p.i.p. e polizze vita, mentre il TFR offre una validissima difesa al riguardo! Due cose che il quotidiano della Confindustria tiene regolarmente nascoste.

Però il colmo è consigliare (seconda mossa) di mettere soldi in fondi pensione o simili anche a chi vive del reddito di un patrimonio immobiliare, che è l’ultima persona che ha motivi per costituirsi una rendita vitalizia, avendone già una.

Propongo quindi i due articoli quale materiale didattico per le scuole di giornalismo, al fine d’insegnare anche alle giovani leve le tecniche elementari per fare fessi i lettori.

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