“Vogliamo un governo tecnico per riformare la legge elettorale. Se Silvio Berlusconi metterà in campo il “governicchio”, la nostra opposizione sarà durissima”. La crisi della maggioranza, ma anche le ipotesi di coalizione del centrosinistra e le proposte per ricostruire un tessuto sociale, sono state al centro del comizio di Pierluigi Bersani. Il segretario del Pd ha chiuso nel pomeriggio la Festa democratica di Torino, iniziando il suo intervento con una dedica ad Angelo Vassallo, sindaco di Pollica ucciso nei giorni scorsi: “Dedichiamo la festa a un sindaco pescatore, un sindaco del Pd, ucciso da bestie criminali. Il presidente del Consiglio non ha trovato una parola per lui”.

Bersani ha dedicato la prima parte del suo discorso all’identità del suo partito, con una stoccata alla Lega: “Siamo un grande partito popolare. Abbassi la cresta chi vuol farci lezioni di radicamento sul territorio. Non siamo un partito in pantofole, se ne accorgeranno. Vogliamo essere un grande partito nazionale, che dice le stesse parole a Napoli e a Varese, vogliamo dare voce ad una nuova dignità italiana. Vogliamo dirlo al nostro presidente: caro Napolitano, ti vogliamo bene”. Proprio il partito di Umberto Bossi è stato al centro di numerosi passaggi, con riferimento alle minacce (poi rientrate) di elezioni subito: “Chi ha abbaiato padanamente in questi giorni di ampolle si prepara a non mordere. Non morderà. Quando ci saranno le elezioni anticipate noi comunque saremo pronti, perché quelle elezioni avranno un padre e una madre: Berlusconi e la sua crisi. E la Lega? Che cosa ha fatto? Che cos’hanno inventato? Non parlateci più di Roma ladrona se siete lì a tenere il sacco a quattro ladroni di Roma. Ma che cosa state a fare con il miliardario?”

Qual è l’alternativa messa in campo dal centrosinistra a quello che Bersani ha definito “berlusconismo”, riferendosi al binomio Pdl più Lega? La ricetta, per il segretario Pd, è il Nuovo Ulivo: “Vogliamo discutere con le forze di centrosinistra disposte a sottoscrivere con noi un patto chiamato Nuovo Ulivo. Non voglio più coalizioni inaffidabili come l’Unione. Vogliamo riorganizzare un centrosinistra di governo. Chi ci sta conviene su una comune piattaforma europea. Sulla centralità dell’Europa. Chi ci sta conviene con noi che non potranno essere solo i partiti al centro di questa rinascita. La democrazia non può essere solo affare nostro, è questo che intendiamo parlando di alleanza per la democrazia: faremo anche le primarie, ma prima vengono i programmi, poi le persone”.

La destra si divide e Bersani si rivolge ai finiani. “Chi critica il berlusconismo – ha detto – deve offrire coerenza e concretezza, a partire dal rifiuto di ogni norma che discrimini i cittadini davanti alla giustizia”. E alla maggioranza il segretario Pd dice: “Vengano in Parlamento. Finché non avremo la Costituzione di Arcore devono rispettare quella esistente. Proponiamo un governo tecnico di pochi mesi che metta al primo punto una nuova legge elettorale”.

Spazio anche ai temi economico-sociali e ai valori. “Il ‘ghe pensi mi’ – ha continuato il leader democratico – non ha portato soluzioni agli italiani, solo una favola al giorno. Una psicologia da miliardario, secondo cui c’è sempre il sole, non piove mai. Un ribaltamento di valori e una doppia morale: bella vita per il capo e la sua cerchia e riscoperta della sofferenza per gli altri, come il povero Welby e tutti quelli che devono morire attaccati a mille tubi in un letto di ospedale”. Poi le tasse e il lavoro: “Le tasse sono aumentate e i posti di lavoro sono diminuiti. Questo è il vero motivo della crisi del centrodestra. Se non si lavora per il futuro non si può migliorare. “Un’ora di lavoro precario non può costare meno di un’ora di lavoro stabile. Questa è la riforma sulla quale vogliamo basarci”. L’Idea di “un grande risvglio italiano” è al centro della proposta politica del Pd. “Ormai da anni il nostro Paese sta scivolando. E’ sempre più difficile dire una parola che valga per tutti. Ma chi ha di più deve dare di più”.

“Siamo un partito di governo, momentaneamente all’opposizione. Sappiamo dove reperire le risorse. E sappiamo come spenderle: prima di tutto nel sapere e nella conoscenza”. Poi la proposta: “Il governo rifiuti all’ossessione del controllo televisivo, metta a gara le frequenze liberate dal digitale terrestre e investa quei soldi nella conoscenza e nel sapere”. Bersani è tornato a chiedere a gran voce l’arrivo di un nuovo ministro dello Sviluppo economico: “Siamo in attesa che mastro Geppetto ci fabbrichi un nuovo ministro di legno”. E poi la questione meridionale: “Le possibilità di sviluppo dell’Italia sono collegate alle capacità di rimettere in moto le capacità produttive del Sud. Ma bisogna cambiare mentalità. Il centrodestra ha rapinato il Sud spargendo nuove illusioni. Legalità e lavoro: questi sono i due principi per partire con un programma nazionale e per formare una nuova classe dirigente”.

Legalità significa lotta alla corruzione. Anche su questo, Bersani ha fatto delle proposte come se il suo partito fosse a un passo dal ritorno al governo del Paese: “Ci impegnamo a cancellare tutte le leggi che hanno favorito le cricche. Ci impegnamo a riformare la giustizia. E ci impegnamo per una legge contro le posizioni dominanti nella comunicazione. Compresa la Rai. Mi sono un po’ stancato di pagare il canone per farmi mettere in vena tutti i giorni un po’ di berlusconismo. Ci imegnamo per un federalismo non delle chiacchiere, ma delle responsabilità. Perché sia chiaro che per noi davanti a una malattia seria non c’è né emiliano, né calabrese né marocchino. Ci impegnamo per l’accesso alla Rete e per i diritti civili, come quelli dei figli degli immigrati sono italiani”.

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