Chissà come sarà un salmone geneticamente manipolato. Forse invece di risalire le correnti scenderà a valle. Oppure se ne starà fermo ad aspettare che lo catturino. Magari avrà la carne già affumicata in vari gusti: scozzese, norvegese, islandese. Fatto sta che negli Stati Uniti dal 20 settembre potrebbero iniziare a commercializzarlo. Lo produce la società “AquaBounty Technologies” di Boston e ha un nome tecnico, con tanto di marchio registrato: AquAdvantage® Salmon. Come un giaccone in Goretex® o un pile in Polartec®. In più, contrariamente alle aspettative, “è identico al salmone atlantico”. Ha la stessa grandezza e lo stesso aspetto. E’ difficile, se non impossibile, distinguerlo dal suo cugino naturale. L’unica differenza è che ha due geni in più: uno che fa aumentare la produzione di un ormone della crescita e un altro che assicura una crescita continua a temperature molto fredde. Una specie di antigelo Paraflu per salmoni.

Alla fine il pesce con marchio registrato cresce più in fretta, “raggiungendo la dimensione di mercato due volte più rapidamente del salmone tradizionale”, si legge sul sito di AquaBounty. Bastano 16-18 mesi contro i 30 richiesti normalmente. Un toccasana per gli allevatori, ma anche – si dice – per i salmoni selvatici, a rischio di estinzione. In più – spiegano a Boston – l’AquAdvantage® è sterile e non potrà accoppiarsi con altri salmoni, annullando il rischio di strani e pericolosi incroci. Nessun pericolo nemmeno per le proteine antigelo: il salmone geneticamente manipolato non le produce, assicura AquaBounty, perché viene usato solamente uno switch molecolare del gene che codifica la proteina.

La FDA (l’agenzia USA per i farmaci e gli alimenti) ritiene credibili tutte le spiegazioni dell’azienda di Boston e “dopo una prima valutazione” ritiene che, con un grado ragionevole di certezza, il consumo di AquAdvantage® “non presenta dei danni particolari per la salute”. Mancano ancora i test anti-allergici, ma è molto probabile che tra una decina di giorni il salmone biotecnologico ottenga l’approvazione finale. Intanto una trentina di associazioni per la difesa dell’ambiente, dei consumatori e della pesca, si sono mobilitate per protestare contro il pericolo che, nonostante tutte le rassicurazioni, il pesce bionico si disperda nell’ambiente, contaminando le altre specie. “Si è agito troppo in fretta”, denunciano i militanti, “è mancata la necessaria trasparenza”. Quello che preoccupa gli attivisti è anche la possibilità che la FDA non crei un’etichetta per specificare la particolarità del prodotto. Cosa che ad oggi sembra molto probabile.

“Sono stati usate solo poche dozzine di pesci per i test”, ha dichiarato al New York Times Jaydee Hanson, analista al Center for Food Safety (Centro per la Sicurezza del Cibo). “Siamo stupiti per la ristrettezza del campione e preoccupati perché, dai documenti che abbiamo consultato, c’è il rischio che il 5% dei salmoni non sia sterile, a causa di possibili imperfezioni nel processo”.

Un recente articolo pubblicato da Slow Food mette in evidenza i potenziali pericoli di AquAdvantage® per la salute umana: il metabolismo modificato del pesce transgenico può cambiare anche la sua capacità di immagazzinare tossine? Su questa domanda ci si aspetta una risposta dall’FDA. Anche se, purtroppo, le sue conclusioni non potranno essere messe in dubbio: l’intero processo di autorizzazione per gli animali geneticamente modificati è infatti confidenziale.

Se AquAdvantage® dovesse arrivare sulle tavole degli americani sarebbe il primo esempio di animale OGM destinato all’alimentazione umana negli Stati Uniti. E potrebbe aprire la porta ad altre specie transgeniche. A partire dalle trote di AquaBounty. Che sono già in lista d’attesa e nuotano nelle vasche, ansiose di crescere. Più in fretta di tutti gli altri.

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