Torino, festa nazionale del Pd. Tardo pomeriggio, piazza Castello gremita, va in scena il confronto  tra Franco Marini, padre nobile del partito, ex sindacalista Cisl, ex presidente del Senato, e Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori.

Marini padrone di casa e Di Pietro l’alleato ospite con cui dialogare davanti al proprio pubblico, magari cercando di metterlo in difficoltà. Sferzandolo su temi a cui il militante di sinistra è più sensibile, ma cercando di portarlo comunque a “convergenze parallele” anti-berlusconiane. Elementare. Quando c’è il Pd di mezzo, spesso la cosa che appare più elementare passa attraverso l’ufficio complicazioni affari semplici.

Così Marini s’infila nel vicolo cieco dell’alleanza con l’Udc: “Dobbiamo fare tutto il possibile per portare  Casini con noi”. Per Di Pietro è gioco facile suscitare entusiasmo e raccogliere gli applausi della platea democratica: “Ma cosa cambia tra Casini e Mastella?”. Alla fine Tonino lascia piazza Castello da trionfatore, mentre il pugile avversario se ne va via col volto tumefatto, senza uno straccio di militante attorno, nessuno a chiedere una stretta di mano. Un “giovane democratico” scuote la testa e ripete a bassa voce: “Perché? Perché?! Perché continuiamo a farci del male?”.

Video di Trarco Mavaglio

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