Lavorare per lo Stato e, a un certo punto, vedersi chiedere indietro parte degli stipendi ricevuti negli ultimi dieci anni. Succede in questi giorni a una decina di bidelli, amministrativi e tecnici scolastici della provincia di Sondrio. Ed è successo nei mesi scorsi a diverse centinaia di dipendenti delle scuole di tutta Italia. Con ingiunzioni di pagamento che in alcuni casi superano addirittura i 50mila euro.

Tutto inizia nel 2000, quando i lavoratori pubblici del settore scuola alle dipendenze di comuni e province passano a quelle del ministero dell’Istruzione, senza che venga loro riconosciuta l’anzianità maturata fino a quel momento. Chi fa ricorso al Tribunale del lavoro, lo vince: l’anzianità deve essere tenuta in considerazione e gli stipendi devono essere adeguati di conseguenza. Quando la Corte di Cassazione deve ancora esprimersi su molte di queste sentenze, un comma della finanziaria 2006 del governo Berlusconi interviene con effetto retroattivo a rimettere tutto in discussione: gli ex dipendenti degli enti locali passati allo Stato non hanno diritto ai soldi dell’anzianità maturata in precedenza. Ogni possibilità di aprire ulteriori contenziosi viene definitivamente chiusa nel 2008, quando la Corte Costituzionale dichiara legittimo il provvedimento dell’esecutivo.

Così il ministero dell’Economia inizia a spedire una lettera a quei lavoratori che, a fronte di sentenze non ancora passate in giudicato, hanno già incassato i soldi dallo Stato: le somme vanno restituite. E in più c’è la beffa: oltre alle parti di stipendio degli anni precedenti non dovute, vengono chiesti anche gli interessi e le spese legali. Così qualcuno scopre di avere un debito che supera i 50mila euro. E magari è già andato in pensione o ha speso tutti i soldi che un giudice gli aveva assegnato un po’ di anni prima.

Le lettere stanno arrivando ancora adesso, come racconta il quotidiano La Provincia di Sondrio: a Tirano sono una decina in tutto, fra bidelli, amministrativi e tecnici di laboratorio, le persone che hanno da poco avuto la sorpresa. E c’è chi, come Marco, tecnico di 54 anni, ha già iniziato a versare le prime rate: “Se non lo avessi fatto – ha dichiarato al giornale –, entro 30 giorni sarebbe scattato il pignoramento”.

In Italia sono 70mila i lavoratori della scuola che nel 2000 sono passati dagli enti locali allo Stato. La maggior parte di quelli che hanno vinto il ricorso ha poi seguito il consiglio dei sindacati di non incassare nulla fino a sentenza definitiva: così ora non devono restituire nulla. “Gli altri, però, hanno iniziato a ricevere le lettere con richiesta di rimborso già da un paio di anni”, spiega Gianna Fracassi, membro della segreteria nazionale della Flc Cgil. “Abbiamo chiesto più volte al ministero dell’Istruzione di intervenire per trovare una soluzione al loro problema”.

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