I have a dream parte terza

Siamo così abituati ad assistere all’eterna contesa fra avversari politici, che rischiamo di ricadere in quella vecchia logica, perdendo così di vista il vero cuore della sfida che io ho immaginato nel mio “sogno”; un sogno che proprio in queste settimane sta iniziando a concretizzarsi nel nostro paese.

Noi non abbiamo avversari intorno a noi e men che meno nemici.

I nostri unici avversari sono interni a noi stessi e coincidono con le principali sfide che dobbiamo affrontare (e vincere) per realizzare il nostro “sogno”: orgoglio, personalismi, rigidità, chiusura al dialogo.

Se sapremo, ciascuno di noi, mettere da parte ogni orgoglio, offrendoci al servizio degli altri con pazienza, umiltà e tanta passione civile, coinvolgendo sempre tutti in un processo trasparente, con la fiducia assoluta che nel dialogo si può costruire il futuro migliore che stiamo sognando insieme, se sapremo fare questo, allora la nostra proposta sarà inarrestabile e travolgerà le vecchie logiche spazzandole via come una valanga.

Se invece noi inizieremo a dividerci fra noi, a fare prevalere l’orgoglio e i personalismi, a rifiutare il dialogo credendo di avere già la verità in tasca, ad escludere qualcuno o nascondere qualcosa, allora saremo noi stessi i nostri più temibili avversari.

Non dobbiamo guardare intorno a noi, ai movimenti degli altri schieramenti, per decidere come schierarci tatticamente in un calcolo di equilibri in cui altri sono molto più esperti di noi.

Dobbiamo lavorare su noi stessi, migliorarci sempre, rimanere uniti e costruire insieme, perché la nostra proposta possa essere così credibile e affascinante da coinvolgere tutte le persone che nel nostro paese hanno voglia di un cambiamento profondo, ma non hanno ancora trovato chi possa offrire un percorso credibile per realizzarlo.

Gandhi diceva “Siate voi quel cambiamento che vorreste vedere nel mondo”.

Insieme possiamo farcela.

http://www.micheledotti.it

Articolo Precedente

“Con questi dirigenti non vinceremo mai…”

next
Articolo Successivo

Ma chi lo spiega a Veltroni?

next