Questo concerto è “per chi pensa che Marcello Dell’Utri ha rotto i c***” e per chi è contro “i mezzi di distrazione di massa”. Poi, mentre sfila una bara con su scritto “Gelli”, dal palco si spiega che “partecipano al suo dolore”, “la mafia siciliana, la ‘ndrangheta calabrese, la camorra napoletana, il vostro conterraneo Marcello Dell’Utri e naturalmente papi Silvio Berlusconi”.

Queste sono le frasi pronunciate da Piero Pelù, cantante dei Litfiba, durante un concerto a Palermo (“La P2 è morta, viva la P3” ha aggiunto poi Pelù con ironia). Le parole del rocker non sono piaciute a Eusebio Dalì, assessore alla cultura e  alle politiche giovanili della Provincia di Palermo. “I Litfiba – ha tuonato l’assessore trentaquattrenne – hanno offeso l’intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti, che sanno ascoltare buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici”; “invito tutti i primi cittadini della Sicilia – ha aggiunto – a non ospitare più artisti che hanno come unico scopo il pontificare, predicare e fare lotta politica”. Via dalla Sicilia, insomma, qualsiasi artista abbia opinioni personali: una fatwa in piena regola, con i Litfiba per primi banditi dall’isola della trinacria.

Molti organi di stampa hanno ripreso la querelle, ed è di oggi la notizia che tali “Giovani Pdl Sicilia” ora chiedono il rimborso del biglietto del concerto. Nessuno però ha ancora ricordato che Dalì non è nuovo a questo tipo di esternazioni. Solo il mese scorso, all’avvicinarsi delle commemorazioni per Falcone e Borsellino, l’assessore vicino a Gianfranco Miccichè si scagliò contro Giovane Italia Palermo. I ragazzi dell’organizzazione giovanile del Pdl erano colpevoli di avere organizzato una fiaccolata in memoria dei due giudici uccisi e di aver replicato a Marcello Dell’Utri subito dopo la sua condanna per mafia: “Mangano non è un eroe” avevano detto a chiare lettere. Anche in questo caso l’intraprendente Dalì scese in campo: “L’ostinazione con cui Giovane Italia continua a voler screditare il Senatore Dell’Utri – scrisse proprio sul blog di Miccichè – mi lascia alquanto perplesso e mi fa pensare che di giovane e puro ci sia poco in costoro, tanto risuonano, le loro uscite, di vecchie e consumate logiche di moralità partigiana”; “il sacro fuoco che ci hanno consegnato Falcone e Borsellino”è lo stesso sacro fuoco “che anima lo spirito liberale di Marcello Dell’utri, un uomo che sta pagando un prezzo altissimo al suo impegno politico”. Quindi l’invito: “smettetela di agitarvi, come pesci impazziti e parlottanti, nelle aque torbide di un barile troppo piccolo per voi” e piuttosto “chiedete scusa a Marcello Dell’Utri!”.
I ragazzi gli risposero subito: “Dalì dovrebbe scusarsi per l’inutile difesa di un senatore il cui eroe è un pluriomicida assassino” anche perchè “chi ha come eroi Paolo Borsellino e Giovanni Falcone non ha nulla di cui scusarsi”.

Se così a luglio rispose Giovane Italia Palermo, sul caso Litfiba Dalì oggi si becca una risposta da Mario Azzolini, sindaco di San Mauro Castelverde (proprio in provincia di Palermo) che sta raccogliendo adesioni per nominare i Litfiba cittadini onorari delle Madonie.

Per finire, informo l’assessore che lo scorso lunedì, nel corso di un concerto in provincia di Lecce, anche il cantante e trombettista siciliano Roy Paci si è scagliato contro la mafia ed è stato sommerso di applausi quando ha ricordato Falcone, Borsellino e Peppino Impastato. A quando una fatwa anche contro di lui?

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