Casal di Principe (Caserta) – E’ il passato che ritorna, è il tempo che gira e si avvita su se stesso. E’ la maledizione di un luogo che vive in apnea il suo presente e non riesce a costruirsi un futuro. Benvenuti a Casal di Principe, marchiata a fuoco da Gomorra, dai clan che l’hanno spolpata e terrorizzata, dai politici che da qui hanno preso il volo e poi sono finiti sotto inchiesta per non aver reciso i legami coi boss della camorra, a cominciare dall’ex sottosegretario all’Economia e coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino. Sedici anni di impasse tra commissari prefettizi, scioglimenti antimafia e sindaci sfiduciati in meno di un anno, e siamo di nuovo vicini al punto e a capo.

Appena quattro mesi dopo le elezioni che hanno regalato a Casal di Principe una nuova amministrazione guidata dal sindaco Pasquale Martinelli, avanza a lunghe falcate un’indagine del nucleo investigativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta sul voto di scambio politico-camorristico che rischia di azzerare i risultati del 18 e 19 aprile e sancire il quinto scioglimento del Comune (sarebbe il quarto per camorra: l’ultimo è stato deliberato nel 2009 per le inadempienze nella gestione del ciclo dei rifiuti). E’ un’indagine partita con discrezione, attraverso una relazione sulle parentele ‘sospette’ di 30 candidati al consiglio comunale e un’informativa su uno strano giro di polizze auto regalate in campagna elettorale per alimentare un traffico di truffe su finti incidenti e conquistare un po’ di voti. Poi scoppiata rumorosamente il 19 aprile scorso, pochi minuti dopo la chiusura delle urne, con l’esecuzione del decreto, firmato dai pm della Dda Curcio e Falcone, con cui i carabinieri guidati dal capitano Costantino Airoldi hanno perquisito le abitazioni di alcuni candidati.

Infine deflagrata quattro giorni dopo con il sequestro dell’intera documentazione delle operazioni di voto: i registri, le buste contenenti le schede votate, gli archivi di rilascio dei certificati elettorali e dei duplicati. E ora filtrano i nomi delle persone iscritte nel registro degli indagati per associazione camorristica e voto di scambio con lo scopo di favorire i clan. Sono sei, e tra questi c’è il più votato alle ultime provinciali, il consigliere del Pdl Sebastiano Ferraro, e un ex assessore comunale rieletto in consiglio alle ultime amministrative, Antonio Corvino, figlio dell’ex sindaco Gaetano Corvino, nella cui abitazione avvenne un blitz che interruppe un summit dei clan nei primi anni ’90, il seme investigativo dal quale germogliò il processo Spartacus conclusosi con l’ergastolo per Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, il capo storico dei Casalesi.

Intrecci di parentele che ricorrono con frequenza nella politica casalese che non riesce a rinnovare la sua classe dirigente. Sebastiano Ferraro è il cugino di Nicola Ferraro, imprenditore dei rifiuti ed ex consigliere regionale mastelliano finito in disgrazia politica per una raffica di inchieste sulle clientele dell’Udeur e infine arrestato il 12 luglio con pesanti accuse di camorra e il terribile sospetto che l’omicidio di Michele Orsi, imprenditore rivale e collaboratore di giustizia che stava iniziando a parlare dei legami tra politici e criminalità organizzata, sia stato compiuto dal capo dell’ala stragista dei casalesi Giuseppe Setola per fargli un ‘regalo’. E nell’ordinanza di arresto che colpisce una quindicina di persone compare anche il nome di Antonio Corvino. Il pentito Raffaele Piccolo afferma che l’ex assessore, fresco di rielezione nel parlamentino cittadino, sarebbe stato il postino dei pizzini scritti e fatti circolare dal boss Nicola Schiavone (il figlio di Sandokan) che non usava mai il telefono per trasmettere i suoi ordini. E’ un brandello dell’inchiesta condotta dai pm Del Gaudio e Ardituro che ora è finito in copia nel fascicolo sulla scrivania dei colleghi Curcio e Falcone. In quel faldone ci sono gli esiti dei sequestri e delle perquisizioni pre e post elettorali. Copie di certificati elettorali e di carte d’identità ritrovate nelle abitazioni di candidati, schede elettorali con voti espressi con calligrafie talmente simili da sembrare scritti dalla stessa mano, tagliandi assicurativi, copie delle liste degli elettori, ricevute e scontrini vari.

Presto il succo dell’inchiesta finirà nella prefettura di Caserta, per dare il via alle procedure che potrebbero culminare nell’invio della commissione d’accesso. Intanto il sindaco Martinelli (che non è indagato) è in vacanza in Sardegna, dove gli arrivano le notizie sull’inchiesta in corso. Eletto in una lista civica frutto di un accordo tra l’Udeur e il Pd, Martinelli medita un clamoroso ritorno nel Pdl dove ha militato in un recente passato. Il suo avversario alle comunali, il Pdl Elio Natali, che gli guida una fronda in aula e ha deciso di boicottare le sedute consiliari fino a quando non si farà chiarezza sulle indagini sul voto di scambio, è stato vittima di un’epurazione di Cosentino, che gli ha revocato l’incarico di coordinatore cittadino del partito. Un quotidiano ha scritto – senza ricevere smentita – che il 14 agosto Martinelli verrà ricevuto a Porto Rotondo in Villa La Certosa da Silvio Berlusconi. Di cosa discuteranno? Di una proposta di candidatura alle politiche in caso di voto anticipato? Oppure, ricordando la vicenda del Comune di Fondi in provincia di Latina, parleranno di come si comporterà il governo del Cavaliere in caso di una eventuale richiesta prefettizia di scioglimento dell’amministrazione comunale di Casal di Principe?

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