“C’è una topa nella Tipo, quasi quasi me la pipo!”
(dal film “Gole Ruggenti” – 1992 – regia di Pier Francesco Pingitore)

E’ abbastanza inimmaginabile che una citazione così sublime, incastonata in un potpourri di slang pecorecci, stornelli futuristi di Toni Tammaro e dimenate telluriche di signorine abbigliate con un filo interdentale, possa lasciar presagire la presenza di un autorevole “cameo” in cotanta opera. L’esordio cinematografico non esattamente autoriale è quello di Antonello Piroso, ex direttore del tg La7, attualmente sotto la guida di Enrico Mentana.

Siamo nel 1992 e, come confessa lo stesso Piroso nel 2006 ai microfoni de “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi, in un’anonima sera della movida romana il regista Pingitore propone al giornalista di partecipare al suo nuovo lavoro, “Gole ruggenti” (http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=10802).

“Ma tu che fai quest’estate?”

“Lavoro!… nel senso: sono in città.”

“Senti, perché sto girando un film con una giovane, giovanissima attrice, (n.d.a.: Valeria Marini) con Pamela Prati nel ruolo di protagonista e mi servirebbe un ruolo di giornalista serio …cioè devi fare il tuo mestiere…”

“Quando?”

“Ad agosto”

“Quante pose sono?”

“Una decina”

“Perfetto. Aggiudicato!”

E’ così che Piroso dà il via alla sua dimenticabile carriera di attore, intepretando il ruolo del giornalista “Pezza” e facendo la spalla ad una desnuda Pamela Prati. Il corpo perfettamente scolpito di lei è, al solito, una meraviglia progettuale, mentre il volto allucinato e la frangetta phonata di lui paiono la sintesi di un disagio psicosomatico. La scena immortalata nel video proposto inquadra un episodio di ordinaria tresca pruriginosa, condito sapientemente da tutto il corredo di lepidezze romanesche che contraddistinguono in modo inconfondibile il carrozzone bagaglinaro di Pingitore. Il piacione Pezza tenta di sollazzarsi con la bella Alida, ma viene sorpreso da una ghenga di bellicosi paparazzi che lo spingono a improvvisare la scazzottata più improbabile della storia del cinema. Il risultato sortito è agghiacciante, con un Piroso che nelle movenze marziali vorrebbe emulare Bruce Lee, ma sembra una copia mal riuscita di Billy Ballo.

Roba più indigesta di un concerto di Pupo a Lourdes. Più devastante di trenta secondi di tg minzoliniano. Una vera e propria mattanza visiva.

Si noti comunque l’ammirevole sforzo sisifico del novello attore, ma l’esito, ahimè, non è eccelso: Piroso, con un’espressione facciale da horror vacui e con il pathos di un abbacchio che si suicida allo spiedo, ce la mette tutta, risultando perfino (st)ruggente nel suo tenace impegno recitativo. Sembra però un frate finito per sbaglio dentro un baccanale, un Giorgio Napolitano catapultato nel Billionaire di Briatore, un Berlusconi scaraventato in una comunità Amish.

Insomma, un trionfo di orrore e raccapriccio.

Per questa ragione ai deboli di stomaco consigliamo vivamente l’assunzione preventiva di un antiemetico: vedere tutta questa popò di arte attoriale stagliarsi sul monitor potrebbe causare indesiderate ipersalivazioni e incontrollabili espulsioni di materiale gastrico.

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