Prima l’ordinanza razzista, poi la marcia indietro. E infine la beffa. A Villa d’Ogna, paesino di duemila anime della Val Seriana (in provincia di Bergamo), il sindaco leghista Angelo Bosatelli aveva deciso nel dicembre scorso di istituire un fondo da 6mila euro per aiutare chi ha perso il lavoro a causa della crisi. Un aiuto da cui erano stati però esclusi i migranti. Per godere del contributo comunale (300 euro al mese), infatti, sarebbe stato necessario avere la residenza in paese da almeno cinque anni, una famiglia monoreddito e due figli a carico, oppure un reddito non superiore ai settemila euro. E, soprattutto, bisognava avere la cittadinanza italiana. Un’ordinanza che non solo è stata bocciata dal giudice del Lavoro, ma addirittura si è trasformata in un boomerang economico per il piccolo Comune, che ha messo a disposizione 6mila euro e poi, dopo aver constatato che nessuno dei cittadini rientrava in quei requisiti, ha speso due terzi della somma, cioé 4mila euro, per le spese legali.

Il ricorso contro questa decisione del consiglio comunale è stato presentato dall’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) insiene ad Anolf (Associazione oltre le frontiere) e ai sindacati Cgil, Cisl e Uil a rivolgersi al Tribunale di Bergamo. Lo scorso 5 luglio la sentenza: la delibera del comune di Villa d’Ogna “è discriminatoria perché prevede un trattamento sfavorevole per gli stranieri regolarmente residenti, senza una razionale causa giustificatrice”. Il giudice del lavoro ha inoltre aggiunto che la discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri viola gli obblighi relativi alla parità di trattamento tra lavoratori nazionali e lavoratori stranieri, previsti da norme di diritto internazionale. Il sindaco Angelo Bosatelli, raggiunto dal fattoquotidiano.it, difende la bontà della sua scelta: “Abbiamo dovuto dare delle priorità e ci sembrava giusto aiutare prima gli italiani, ma non c’era nessun intento discriminatorio”.

La bocciatura, fra l’altro, è arrivata nonostante la marcia indietro della Giunta che aveva revocato, dopo meno di tre mesi, la sua stessa delibera approvata all’unanimità dal Consiglio comunale (e con i voti del Pd). “Con questa sentenza – commenta Alberto Guariso di Asgi – si danno indicazioni importanti per tutti i comuni che creano complicati contenziosi attraverso le ordinanze: non si possono fare differenze dove la legge impone la parità”. Al Comune, infatti, è stato ordinato dal Tribunale di “astenersi da analoghi atti di discriminazione per razza, origine nazionale o etnica”. Oltre al danno, anche la beffa dei conti per Villa d’Ogna. E’ proprio il sindaco Bosatelli ad ammetterlo: “Abbiamo stanziato 6mila euro, ma non abbiamo potuto accettare nessuna domanda per mancanza di requisiti. E alla fine, le spese processuali, sono state di 4mila euro”.

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