Striscioni distesi sulla strada e una diga fatta di scatole, un muro simbolico a fermare le conseguenze del decreto Ronchi sulla privatizzazione della gestione delle risorse idriche. Questo lo sfondo della manifestazione per l’acqua pubblica organizzata questa mattina dal Comitato promotore dei referendum in piazza Navona, poco prima della consegna ufficiale del milione e 400mila firme raccolte per la richiesta di referendum in Corte di Cassazione.

Se i referendum saranno ammessi, entro la primavera 2011 gli italiani saranno chiamati a votare tre differenti quesiti: sull’articolo 23 bis del decreto che prevede che le società, per fornire servizi idrici, si trasformino in aziende miste con capitale privato al 40%; sull’articolo 150 del decreto legislativo 152/2006 che prevede l’affidamento di un servizio idrico attraverso gara e la gestione attraverso società per azioni, e sull’art. 154, nella parte in cui si impone al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa.

“Quella per i referendum per l’acqua pubblica è la più grande raccolta di firme per un referendum nella storia del nostro paese” ha commentato Corrado Oddi, della Cgil. Per Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, questa raccolta firme ha un valore aggiunto perché dimostra che “c’è ancora un tessuto sociale, fatto di cittadini, associazioni, partiti, che ha una tenuta e che è la vera base sulla quale poggiare l’uscita dalla crisi”. Il presidente del Wwf, Stefano Leoni, ha posto invece l’accento sulla contraddizione che è insita nella gestione privata dell’acqua, risorsa pubblica per eccellenza. “Come si può pensare di fare profitti su un bene pubblico come l’acqua, nei confronti della quale è in corso un movimento mondiale orientato al risparmio. Ricordiamo – ha detto Leoni – che l’accessibilità dell’acqua a tutti gli esseri umani è uno degli obiettivi del millennio”.

Prima di spostarsi davanti alla Corte di Cassazione, per la consegna delle firme, il comitato promotore ha ribadito la richiesta al governo di una “moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal decreto Ronchi almeno fino alla data di svolgimento del referendum”.

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