“Tieni duro, Domenico”. Sembra di sentirli i fan della ‘ndrangheta calabrese all’indomani dell’arresto del boss Domenico Oppedisano e di altri 300 collusi o vicini alla medesima organizzazione criminale.
A meno che ci sia sfuggito, ma è difficile, Silvio Berlusconi, il “Cesare” delle intercettazioni di Denis Verdini e c., non ha commentato la cattura di Domenico Oppedisano, 80 anni, come ha già fatto con quella battuta, ormai celebre, su Flavio Carboni, pregiudicatissimo faccendiere noto per avergli venduto “Villa Certosa”: “Le manette a uno di 78 anni!”.

Ma si sa. L’”orrore” per i “braccialetti” di chi è arrestato scatta sempre per i politici e per i sodali à la Carboni, mai per i comuni mortali incappati nelle maglie della legge.
Per Oppedisano poi la questione è molto semplice. Lui non parlerà. Non dirà mai quali sono i politici, calabresi e non, Nord compreso, a libro paga della ‘ndrangheta.
L’esperienza insegna. Nella odierna storia della più criminale delle reti mafiose, appunto la ‘ndrangheta, non esistono, in pratica, casi di pentiti.
Allora aspettiamoci che dal silenzio, scontatissimo, di Oppedisano salti fuori qualcuno che lo esalterà come “eroe”. La storia insegna. Ricordare l’esempio di Marcello Dell’Utri e del suo “eroe”: Vittorio Mangano.

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